La consapevolezza di avere davanti agli occhi un film di assoluta caratura è lampante, frutto di un lavoro certosino alle spalle e di un cast di rilievo. Ma “La terra delle Donne’’, uscito nelle sale il 27 aprile, prodotto e sceneggiato da Paola Sini e diretto da Marisa Vallone, va ben oltre tutto questo: è la testimonianza che il legame con le proprie radici è un qualcosa di viscerale, quasi di simbiotico, una vera e propria immersione in alcuni dei luoghi più suggestivi e affascinanti della Sardegna, dove è ambientata un'opera che di un forte senso identitario fa marchio di fabbrica.

La pellicola, distribuita da Adler Entertainment e presentata in anteprima regionale al Cinema Odissea di Cagliari con una doppia proiezione il 27 aprile che ha fatto registrare il tutto esaurito, ha proseguito poi il suo tour di presentazione il giorno seguente a Sassari, ovvero nella città natale di Paola Sini – che oltre a essere la produttrice e la sceneggiatrice interpreta anche il ruolo della protagonista - per poi dirigersi a Ghilarza e Nuoro, il 29, il 30 ad Alghero e Tempio, ieri è stata la volta di Samassi e Uta, oggi alle 19 è toccato al Cine Teatro di Olbia mentre il gran finale sarà domani all'Ariston di Oristano. Un tour intenso per un film realizzato da Fidela Film in coproduzione con Armeni G.E.S. Productions e New Time, con la supervisione artistica di Michael Hoffman, con la collaborazione e il sostegno di molteplicità realtà tra cui quella dell’Assessorato Regionale della Pubblica Istruzione diretto da Andrea Biancareddu e la Fondazione Sardegna Film Commission.

La pellicola, un racconto dove drammaticità e storia si amalgamano perfettamente, è ambientata nell'Isola nel periodo della Seconda guerra mondiale e può contare su un cast di spessore: Paola Sini interpreta il ruolo della protagonista Fidela, considerata la strega del villaggio nel quale vive, dove cura i malefici e fa nascere i figli delle altre donne mentre a lei questo è impedito. Valentina Lodovini interpreta il personaggio di Marianna, ovvero la sorella maggiore di Fidela, Jan Bijvoet di Thomas, Syama Rayner di Bastiana, Hal Yamanouchi di Mamoto. Alessandro Habert è Don Marcello, un prete romagnolo a sua volta giudicato perché proveniente da un contesto totalmente diverso da quello sardo, Freddie Fox invece veste i panni di James.

Particolarmente significativo è il personaggio di Fidela, vittima della superstizione popolare a causa della quale è considerata - essendo la settima figlia nella propria famiglia - la Coga ovvero la strega che può trasformarsi in qualsiasi animale; proprio Fidela, a cui un giorno verrà affidata Bastiana, figlia illegittima di un soldato americano e di una donna sarda, si rivela espressione di una autentica rivendicazione di libertà, grazie alla sua forza nel ribellarsi alla cultura patriarcale e alle convenzioni. I luoghi nei quali sono state girate le scene vanno al di là della bellezza paesaggistica, evocando i sentimenti più  profondi e intimi dell’animo umano: tra le varie location, ad esempio, risaltano Capo Caccia ad Alghero, Burgos con le sue foreste e il suo imponente Castello, senza dimenticare Punta Tegge a La Maddalena e Sassari con piazza d’Italia, Villa Mimosa e la Fontana di Rosello.

«L’idea di questo film ha radici lontane», dichiara la protagonista Paola Sini, che dopo la prima nazionale al Bifest è stata insignita del premio Mariangela Melato come migliore attrice, «nasce sette anni fa e ha uno sviluppo di sei anni. Il mio obiettivo era quello di valorizzare appieno il patrimonio storico e culturale sardo: questo film è per me come un figlio, un dono alla mia terra». Un dono, quello di Paola Sini alla Sardegna, che testimonia un rapporto profondo con la propria terra natale. «Il film è curato davvero con grande delicatezza e testimonia il mio grande senso di appartenenza alla Sardegna: la sardità ha sempre rappresentato il mio punto di forza». Uno degli elementi che caratterizza la pellicola è l’incontro tra culture differenti. «Questo è un film in sardo, italiano e inglese: ciascun personaggio parla la propria lingua madre, la forza del cast sta proprio nell’essere variopinto». E se di forza si parla, non poteva mancare un ringraziamento alla propria famiglia. «Voglio ringraziare dal profondo del cuore mia madre e mia sorella», conclude Paola Sini. «Loro hanno sempre creduto in me e in questo progetto, talvolta anche più della sottoscritta: per me hanno rappresentato una grande ala protettiva, il loro supporto è stato fondamentale».

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