“Trovo la televisione molto educativa: appena qualcuno l'accende vado in un altra stanza a leggere un libro”, diceva l’attore e comico americano Julius Henry Marx, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Groucho Marx.

Saranno stati tanti gli italiani che in queste ultime settimane avranno spento la tv, cambiato canale o buttato il telecomando in aria nel vedere e sentire la storia d’amore tra la showgirl Pamela Prati e il fantomatico Mark Caltagirone. Sorrisi, lacrime, la gioia del matrimonio, due figli in affido e buoni auspici smascherati improvvisamente da un’inchiesta di Dagospia che ha appurato che Mark Caltagirone non esiste. Tv, giornali e salotti televisivi hanno saturato la notizia in ogni modo e Pamela Prati è finita in un vortice di interviste in cui è stato detto di tutto ed è stato appurato che non esiste nessun Mark Caltagirone, non c’è nessun matrimonio e non ci sono figli in affido. La palla è stata rimbalzata per settimane tra la showgirl e le sue agenti e la Prati ha dichiarato di essere stata plagiata.

Ieri, 29 maggio, Pamela Prati è stata ospite nel programma di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, condotto dalla giornalista Federica Sciarelli. La partecipazione della soubrette era stata annunciata prima e tanti aficionados avevano storto il naso, manifestando un sentito disappunto in merito a questa scelta, apparentemente molto distante dal taglio giornalistico del programma.

Mentre Barbara D’Urso riempiva il suo palinsesto serale con documenti esclusivi sulla vicenda Prati-gate e testimoni che fragorosamente cercavano di barcamenarsi tra il torto e la ragione, Federica Sciarelli precisava al suo pubblico “Criticateci ma dopo aver visto la trasmissione”, mentre sullo schermo si rincorrevano storie di profonda attualità e ben lontane dai riflettori. La giornalista di Rai3 ha spiegato in maniera molto dettagliata il fenomeno delle truffe romantiche ai danni di uomini e donne. Volti scalfiti dalle lacrime e dal dolore, dignità violate per mano di vere e proprie organizzazioni criminali che mirano ai soldi con il fine di capitalizzare, a discapito del danno morale che possono arrecare alle vittime, totalmente ignare del fatto che dietro ad un’immagine ci possa essere qualcuno pronto a truffarli. “Ti amo, ho bisogno di soldi”, è la frase maggiormente utilizzata dai criminali senza scrupoli, che inducono uomini e donne a rinunciare ai risparmi di una vita, contraendo debiti con le banche per un non-amore che lentamente corrode il corpo, l’anima e che talvolta induce alla morte.

Storie che fanno ancora male alle vittime raggirate. Ferite che non si rimarginano facilmente. Forse non si rimargineranno mai. Uomini e donne che non appartengono al mondo dello spettacolo, che sono ben distanti dalle copertine patinate dei rotocalchi o dai fari a led sparati in faccia dei grandi salotti televisivi. Queste persone non hanno certamente bisogno di tutto ciò. Le lacrime di questi uomini e di queste donne non hanno alcun bisogno di spettacolarizzazione per risultare veritiere agli occhi di qualcuno. La loro profonda dignità e il loro rispettoso silenzio è figlio di un dolore talmente grande e profondo che riesce surclassare ogni forma di sopraesposizione mediatica o spettacolarizzazione.

Pamela Prati (Ansa)
Pamela Prati (Ansa)
Pamela Prati (Ansa)

Pamela Prati è rimasta per tutto il corso della trasmissione in panchina, seduta in un angolo sulle comode poltrone in pelle, senza un microfono tra le mani. In religioso silenzio. Non servivano le sue parole, le sue lacrime o le sue dotte verità nel momento il cui veniva raccontato il dolore di una donna che attraverso un video spiegava di aver perso tutto o di un uomo che in lacrime parlava della sua cara amica Caterina, innamorata di un uomo in chat e che prima di spegnersi ha creduto ancora una volta che dietro quella foto ci fosse una persona reale. No, le parole di Pamela non servivano. Non servivano le sue promesse. Il suo silenzio, lontano dalle luci, dal fragore delle grandi piazze televisive con i microfoni sempre accesi è servito a dimostrare che la spettacolarizzazione di un dolore non comprova lo spessore del dolore stesso. Ci sono dolori talmente grandi e dolenti che non vogliono uscire fuori dal proprio guscio. Altri che forse non lo faranno mai. Ci sono ferite talmente profonde che difficilmente guariranno. Altre forse non guariranno mai.

La presenza di Pamela Prati non doveva essere spiegata attraverso la sua voce e le parole. Non era necessario. Si è detto e scritto fin troppo in questi giorni, anche in modo esagerato. Il silenzio del suo microfono spento dinnanzi alla voce e al coraggio di chi vuole reagire ogni giorno al dolore lancinante e con dignità è stato più che sufficiente.

Angelo Barraco
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