E dire che all'inizio appendevano lenzuoli ai balconi con su scritto No dromos .

Messaggio chiaro: non vogliamo il festival, non ci fa dormire.

Poi hanno cambiato idea, eccome se si sono convertiti. "Abbiamo iniziato con una doppia serata, in una piazza balli folk, più 'rassicuranti', in un'altra blues. Finita la prima, tutti si sono riversati nella seconda, gli anziani chiedevano e ita razza de musica esti? ", racconta Fabio Zucca, allora sindaco, oggi assessore alla cultura di Nureci.

IL CASO DI NURECI - Un decennio dopo, il borgo dell'alta Marmilla, 356 anime, investe 30 mila euro a stagione per tre giorni di concerti - "Mamma Blues", il 13,14 e 15 agosto, dentro Dromos, giunto alla diciannovesima edizione, 12 centri dell'Oristanese coinvolti.

"Certo, è un sacrificio per le casse comunali", prosegue Zucca, "ma è un investimento che paga. La rassegna ha fatto conoscere il paese e il suo muralismo, ha fatto nascere quattro B&B, veniva sempre più gente, allora abbiamo acquistato un'antica casa padronale, l'abbiamo ristrutturata e creato un'arena da mille posti, un museo, a fianco una piscina con bar e solarium. Nei giorni del festival il panificio lavora ininterrottamente, e così le altre attività commerciali".

IL RITORNO - È un bell'esempio, ma lo stesso discorso vale per decine di altri luoghi che (ri)vivono, crescono, si aprono al mondo e richiamano turisti grazie a musica e teatro.

Si calcola che per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori.

In Sardegna il Crenos - spiega Giuseppe Melis, docente di marketing - ha fatto uno studio sull'impatto di tre eventi (Sant'Efisio, Sartiglia e Cavalcata sarda) e rilevato che la spesa media giornaliera pro capite per il pernottamento va dai 51 euro degli hotel ai 29,2 euro degli agriturismo; che italiani e stranieri consumano in cibo e bevande circa 25 euro; che l'acquisto di artigianato e prodotti enogastronomici vale circa 30 euro al giorno a testa.

Sarebbe interessante quantificare il ritorno economico dei numerosi appuntamenti estivi dell'Isola, anche e soprattutto quando Cagliari instaura il coprifuoco ed è orfana da troppo tempo di quell'enorme calamita che era l'Anfiteatro Romano, mentre il territorio esplode di offerte e - così fa la "Rete Sinis" delle associazioni Dromos, Jazz in Sardegna, Abbabula, Sardegna Concerti, Insieme per Riola, Spettacoli e Musica, con il sostegno di Regione e Fondazione di Sardegna - valorizza spazi fantastici come l'Anfiteatro di Tharros e il Parco dei Suoni di Riola Sardo.

DROMOS - Sottolinea Salvatore Corona, patron di Dromos: "La prima volta era il 1999, a Oristano, tutto autofinanziato, nel 2005 hanno iniziato a entrare i Comuni, che incrementavano il budget e consentivano di portare qualche artista di livello. Poiché non avevano teatri abbiamo puntato su natura e storia. Così a San Vero il palco è nel vecchio camposanto, a Villa Verde nel bosco illuminato, a Nughedu al Santuario di San Basilio, poi ci sono i centri storici riqualificati, piazze, chiese. I giovani si inventano un'attività, la stampa delle t-shirt, i banchetti di birre artigianali, i tour. La macchina funziona molti mesi e oggi siamo orgogliosi di poter proporre jazz star come Diane Schuur a Ula Tirso, o Stanley Jordan e Billy Cobham a Neoneli".

IL SULCIS - A Narcao, il blues sta dando a tutti grosse soddisfazioni.

Si è appena chiusa la ventisettesima edizione del festival e "ci sono stati problemi per trovare posti per dormire, tantissima gente, trecento abbonamenti, oltre la metà di persone che vengono da fuori, e un gruppo di olandesi affezionati che viene ogni anno", dice Gianni Melis, l'organizzatore, già primo cittadino.

"Il paese si trasforma, la miniera di Rosas, che ha hotel e ristorante era piena, e le case private sono state prese d'assalto".

HOTEL E RISTORANTI - A Cala Gonone, "da trent'anni quello che stanzia il Comune, 18 mila euro, viene speso in loco", spiega l'ex sindaco di Dorgali, Angelo Carta, "alberghi e ristoranti sono sempre pieni, i consorzi dei trasporti marittimi lavorano a pieno ritmo, all'Acquario c'è la fila, il nostro paese è su tutte le riviste specializzate del pianeta. Peccato che l'attuale amministrazione abbia deciso di non finanziarlo più".

Rocce Rosse ha esordito ieri col botto - gli Yes - e chi c'era segnala: "Ad Arbatax hotel sold out".

A Time in Jazz, ideato a Berchidda da Paolo Fresu nel 1988 e sparso in 16 Comuni, hanno fatto i conti: "Il ritorno economico è di uno a tre", spiega Giannella Demuro, "spendiamo 500 mila euro e sul territorio rientra 1 milione e mezzo. Ancora mi stupisco del coinvolgimento della popolazione, sento ovunque di famiglie che ristrutturano la casa, aggiungono un bagno, recuperano edifici in campagna. Il Festival ha dato un impulso enorme (anche) al recupero, ha creato in questa parte della Gallura, non sul mare, una grande rete di accoglienza diffusa".

Cristina Cossu

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