Le sonorità calde e travolgenti del jazz manouche come predicato dal grande Django Reinhardt, abilmente reinterpretate dal trio Hot Club de Casteddu. Domani sera la formazione si esibirà a Su Tzirculu di Cagliari, dove alle ore 21 immergerà il pubblico nell'universo del geniale jazzista francese, tra tributi, riarrangiamenti e improvvisazioni. 

Il terzetto è formato da musicisti esperti, come l'eclettico Ramprasad Secchi (chitarra) che muovendosi su più generi ha collaborato da chitarrista con gruppi quali Sikitikis, Balentes e i pionieri del black metal isolano Verbo Nero, oltre ad aver pubblicato due album cantautoriali e svariati singoli e collaborazioni da rapper, tutt'ora parte dei progetti Tres Bonettes e Vengeance. Non da meno sono Fabrizio Lai (chitarra), polistrumentista cultore delle musiche etniche del globo, compositore e mentre dietro al cowpunk desertico dei Redneck Riders, e Matteo Marongiu (contrabbasso), già collaboratore di Rosario Giuliani, Antonella Ruggiero, Kálmán Oláh e Massimo Ferra, passato per festival del calibro di European Jazz Expo, Taormina Jazz, Musicultura, L'Aquila Jazz e Time In Jazz. 

Hot Club de Casteddu accomuna i tre nella passione per l'eredità preziosissima di Reinhardt, proprio il quale è padre del jazz manouche: uno stile melodico e cadenzato, dominato dagli strumenti a corda suonati con tecniche memori di quelle delle orchestre gitane, ibridate con il gusto swing. L'unione di due tradizioni musicali, frutto di due popoli lontanissimi eppure similmente emarginati nella storia, nata proprio dal genio del chitarrista ed esplosa negli anni Trenta.

Il progetto riprende quindi il materiale di Reinhardt e le sue collaborazioni il quintetto dell'Hot Club du France, che fu il centro principale all'epoca per lo sviluppo e la diffusione del nuovo stile, restituendo le atmosfere intime, le melodie raffinate e i ritmi incalzanti del repertorio originale sotto una nuova luce. 

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