Un film icona del cinema mondiale, ma definito razzista e, come tale, ritirato.

È la decisione del colosso dell'entertainment HBO sulla scia delle proteste seguite all'uccisione dell'afroamericano George Floyd da parte della polizia di Minneapolis.

Il film non è da oggi più disponibile sulla piattaforma HBO Max.

La tormentata storia d'amore di Rossella O'Hara e Rhett Butler, ambientata negli anni della Guerra Civile, "è il prodotto del suo tempo" e "presenta alcuni pregiudizi etnici e razziali che sfortunatamente sono stati comuni nella società americana", ha spiegato un portavoce del servizio in streaming. Con otto statuette, tra cui quella a Hattie McDaniel, migliore attrice non protagonista e prima afroamericana a vincere un Oscar, la pellicola del 1939 con Vivien Leigh, Clark Gable e Olivia de Havilland è considerata un classico del cinema americano, ma anche uno dei film più controversi di Hollywood: "Guardate 'Via col vento', guardate il 'Viale del Tramonto'", aveva esortato Trump polemizzando con la vittoria del sudcoreano "Parasite" agli ultimi Academy Awards.

"Via col vento" non è, però, la sola produzione travolta dalle proteste. Dopo 33 stagioni Paramount Network ha cancellato a tempo indeterminato il popolare reality "Cops". Lo show, che accompagnava vere volanti di pattuglia in varie città americane, aveva dato della polizia un ritratto positivo, agli antipodi con le brutalità emerse negli ultimi giorni.

Hbo, che ha rimosso "Via col vento" su pressione dello sceneggiatore di "12 anni schiavo" (Twelve Years a Slave), John Ridley, riporterà il film in catalogo dopo aver introdotto "una discussione del contesto storico" e una denuncia dei passi falsi contenuti nel film in tema di razzismo.

"Via col vento" è fra i film campioni di incassi di tutti i tempi e nel 1998 è stato messo al sesto posto nella classifica dei più grandi film dell'American Film Institute. Ci furono poche polemiche all'epoca della prima uscita nelle sale, anche se il "Daily Worker", l'organo del Partito Comunista americano, lo definì una "insidiosa glorificazione del mercato degli schiavi".

Con il tempo una diversa prospettiva ha contribuito a una progressiva emarginazione. Nel 2017 un cinema di Memphis che lo proiettava da 34 anni lo ha ritirato dalla programmazione dopo le proteste degli utenti.

(Unioneonline/v.l.)
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