C'è un precedente e si chiama "Young Americans". È un film del 1993, fu diretto da Danny Cannon, con le magistrali interpretazioni di Harvey Keitel (l'ispettore John Harris) e Viggo Mortensen (il giovane boss Carl Frazer). Cosa raccontava la pellicola (cupa e adrenalinica allo stesso tempo)? Gli omicidi di alcuni malavitosi della vecchia guardia londinese da parte di un gruppo di giovani criminali. E come inizia la nuova (e già osannata) serie tv targata Sky Original "Gangs of London"? Con l'omicidio da parte di due ragazzi del vecchio capo dei capi del crimine organizzato a Londra.

Il seme è quello e in parte la pianta che ne germoglia mantiene alcuni rami di quel film. A partire dall'ambientazione: la metropoli dei pub di periferia, i quartieri ghetto spartiti per etnie, i giovani allo sbando che offrono la manodopera per affari che spaziano dalla prostituzione alla droga e che ingrassano i conti di insospettabili colletti bianchi. C'è il cuore nero della capitale britannica.

E se in "Young Americans" si vedeva il sorgere di un nuovo mondo del malaffare qui quel sistema è ormai assurto a modello. Se il film toccava alcuni temi cari al dramma di matrice shakespeariana qui vi affonda pienamente le mani. Poi, ovviamente, c'è lo stacco rappresentato sia dalle scelte di stile che dai risvolti della trama.

"Gangs of London" va in onda dal 6 luglio ogni lunedì per nove settimane alle 21.15 su Sky Atlantic e Now Tv (nonché disponibile on demand). Il suo avvio è appunto l'uccisione dal super boss di origini irlandesi Finn Wallace interpretato da Colm Meaney, pilastro del cinema britannico. Lo hanno ucciso due soldatini di una banda di gitani ma persino loro non sanno chi ha commissionato l'omicidio, in realtà pensavano di andare ad ammazzare tutt'altra persona. Da qui due reazioni a catena. La potente famiglia Wallace vuole sapere la verità e avere la testa dei responsabili su un piatto d'argento. Lo vuole suo figlio maggiore Sean Wallace (Joe Cole del cast di "Peaky Blinders") e sua moglie Marian (Michelle Fairley la superba Catelyn Stark di "Game of Thrones"). Il vuoto di potere scatena la brama delle famiglie alleate e riunite nella cupola mafiosa guidate dai Wallace.

Da chi è composta la cupola? Si tratta dei capi bastone delle principali bande che operano a Londra. Su tutti ci sono i fedelissimi Dumani, famiglia di origini nigeriane, da anni inserita nel mondo dell'alta finanza e dunque vera lavatrice degli affari sporchi di tutte le gang. Li guida l'anziano Ed (Lucian Msamati) affiancato dall'elegante figlio Alexander (Paapa Essiedu) e dalla figlia Shannon (Pippa Bennett-Warner già vista nel recente "MotherFatherSon").

Poi ci sono i croati, gli albanesi (sul cui territorio avviene l'omicidio di Finn Wallace), i cinesi, gli indiani, gli iraniani e gli arabi. Chi resterà fedele? Chi, invece, tradirà? Chi sottotraccia ha sempre fatto il doppio gioco? Ad aiutare i Wallace nella loro sanguinosa strada verso la verità ecco comparire un giovane di origini africane che ha sempre lavorato per la famiglia ma negli ultimi ranghi. Si chiama Elliot Finch, è interpretato da Sope Dirisu ("Black Mirror"). Elliot picchia come un pugile, spara come un cecchino, si destreggia come un atleta. Potrebbe essere il vero braccio della giustizia al servizio dei Wallace, peccato che...

E qui ci fermiamo, anche se già il primo colpo di scena viene dichiarato al termine della puntata d'esordio, parecchio violenta e, dunque, non consigliabile a chi non ha lo stomaco forte. Ma capolavoro per chi, invece, ama azione, intrigo e persino qualche spruzzata splatter.

In Gran Bretagna la serie ha concluso la sua programmazione e, visto il successo, è stata già programmata la seconda stagione. Covid permettendo.
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