Una prima semifinale dal ritmo serrato e incalzante con i diciassette Paesi in gara e la musica al centro di tutto, con coreografie imponenti e d'impatto perfette per il tema “The Sound of Beauty”.

Si è alzato il sipario, al Pala Olimpico di Torino, sulla 66/a edizione dell'Eurovision Song Contest, riportato in Italia dopo la vittoria lo scorso anno dei Maneskin e trasmesso in diretta su Rai1, con un fugace omaggio a Pavarotti, le luci, le fiamme, i ballerini. Laura Pausini, Mika, Alessandro Cattelan nel ruolo di bravissimi padroni di casa, con il commento esuberante di Gabriele Corsi, Cristiano Malgioglio e Carolina Di Domenico. E spunta tra le cartoline dell’Italia, che presentavano i cantanti in gara allo show non sportivo più visto del mondo, anche la meraviglia di Barumini.

“Questa vetrina internazionale – ha commentato Tonino Chironi, direttore generale della Fondazione Barumini – mette in mostra non solo Barumini, ma anche Dorgali, offrendo ancora una volta alla Sardegna la possibilità di promuovere le sue bellezze in un contesto di altissimo prestigio”.

LA SERATA – Alla fine in 10 conquistano la finale di sabato (non in ordine di classifica): Svizzera, Armenia, Islanda, Lituania, Portogallo, Norvegia, Grecia, Ucraina, Moldavia, Olanda. Dopo il saluto dei tre conduttori ("Ciao Italia, ciao Torino. Abbiamo bisogno più che mai di arte. La musica ha il potere di unire le persone”), molto atteso era il gruppo ucraino dei Kalush, tra i favoriti alla vittoria finale. In uno dei versi del loro brano, “Stefania”, cantano "Troveremo la strada di casa anche se tutte le strade sono distrutte". E l'impatto emotivo tra decine di bandiere giallo-blu che sventolano è notevole.

Tra chi vuole stupire (la Norvegia con i Subwoolfer, il volto nascosto da maschere gialle, la Moldavia con gli scatenati Zdob şi Zdub & Advahov Brothers) e chi si concentra sull'esibizione come l'elegante S10 in rappresentanza dell'Olanda e le tre sorelle islandese delle Systur, lo show procede spedito. Emoziona Diodato che due anni fa si esibì con la sua “Fai Rumore” in un'Arena deserta e oggi si riprende quello che gli era stato tolto dalla pandemia. Dardust, invece, trasforma il Pala Isozaki in una discoteca, con l'omaggio alla dance italiana che ha fatto il giro del mondo assieme a Benny Benassi e Sophie and the Giants. Non è mancato un omaggio a Raffaella Carrà con un accenno alla sua “Fiesta”. Giovedì la seconda semifinale, con gli altri dieci artisti che conquisteranno la serata di sabato. In gara anche Achille Lauro per San Marino e Emma Muscat per Malta.

Breve apparizione di Mahmood e Blanco, che volano di diritto in finale con gli altri dei Big Five ossia Spagna, Francia, Germania e Regno Unito.

IL CASO MOLESTIE – L'apertura della manifestazione è stata macchiata da un "incidente" i cui contorni non sono ancora chiari. Alcune giovani volontarie hanno denunciato molestie durante il party inaugurale di domenica alla Reggia di Venaria da parte degli artisti di alcune delegazioni. Accuse smentite dal Comune di Venaria.

"Se mai mi fossi accorta che c'era qualcosa che non andava, sarei intervenuta io per prima", ha spiegato la funzionaria comunale Alessandra Aires, coordinatrice dei Delegation Host, i 120 ragazzi che accompagnano le delegazioni. A quanto risulta, non sono state presentate denunce alle forze dell'ordine.

(Unioneonline/D)

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