"Io non so cosa significhi vivere sulla propria pelle le privazioni di una guerra... E non conosco, perché non l'ho vissuta, una dittatura. Non so cosa significhi vivere in un Paese che da un giorno a un altro vara le leggi razziali, in grado di modificare e stravolgere la vita quotidiana...Io non ho conosciuto tutto questo, come gran parte di voi. Ma c'è sempre il rischio che i volti bui della Storia riappaiano. L'unico modo per evitarlo è conoscerla, la Storia". Sono solo alcune delle parole con cui Alberto Angela, in un lungo post pubblicato su Facebook, introduce la sua trasmissione sulla Shoah andata in onda sabato sera su RaiUno.

Un episodio di "Ulisse: il piacere della scoperta" che ha colpito nel profondo l'Italia intera, e che è stato seguito da quasi 4 milioni di spettatori, con migliaia di commenti postati sui social.

Un vero e proprio pugno allo stomaco, un paio d'ore di racconto terribile e avvincente, che il conduttore più celebre per i suoi resoconti sulle bellezze d'Italia ha voluto inserire nella programmazione in occasione dei 75 anni, che cadono proprio oggi, dai rastrellamenti della Gestapo nel quartiere ebraico di Roma.

Era il 16 ottobre 1943 quando le truppe tedesche facevano irruzione nelle case di Roma raggruppando oltre mille persone fra uomini, donne e bambini, ben 207, poi deportati ad Auschwitz-Birchenau. Di questi solo 16 avrebbero fatto ritorno a casa, e nessun bimbo.

"Non è vero che l'odio è cieco – la testimonianza di Sami Modiano, classe 1930, ebreo italiano scampato alla morte nel campo di sterminio di Auschwitz -: ha la vista molto acuta, quella di un cecchino. E se si addormenta, il suo sonno non è mai eterno. Ritorna".

Dal conduttore il ripetuto invito, nel corso della trasmissione, a "non chiudere gli occhi", a "non dimenticare". Perché "dalla ex Yugoslavia al Ruanda i genocidi hanno continuato a esistere. Chi si occupa di Storia sa che con il passare delle generazioni i fatti si stemperano ma non deve succedere. Quel che è accaduto ai tempi dei nostri nonni, non lontanissimi, può accadere di nuovo. Ricordare è un vaccino, significa creare anticorpi affinché non accada mai più. Ed è importante che sia il servizio pubblico a fare questo passo".

Da Alberto Angela l'ulteriore conferma di come la tv possa svolgere un ruolo informativo e divulgativo di grande qualità e spessore. E che ha ancora più valore, se ci è lecito aggiungerlo, quando ad esserne autore è un uomo il cui nonno ha ricevuto, nel 2001, la medaglia alla memoria dei Giusti tra le nazioni, l'onorificenza che lo Stato d'Israele riconosce a chi mise a repentaglio la propria vita per salvare anche un solo ebreo.

Il medico Carlo Angela, padre di Piero e nonno di Alberto, falsificò infatti, durante la guerra, le cartelle cliniche per nascondere nel suo ospedale molti ebrei braccati dai nazi-fascisti.

IL POST DI ALBERTO ANGELA:

(Unioneonline/v.l.)
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