Lutto nel mondo della musica, ma non solo, per l’addio a Maurizio Pollini, il celebre pianista morto ieri mattina a Milano dopo una lunga malattia. 

«Abbiamo perso un gigante – il ricordo di Riccardo Muti -. Era un musicista completo, diresse anche un'opera. Sta scomparendo una grande generazione di musicisti, quella degli anni ‘40, che ha portato il nome dell'Italia alto nel mondo». Di Pollini appena 18enne e vittorioso, nel 19670, al prestigioso Concorso Chopin a Varsavia, Arthur Rubinstein aveva esclamato: «'Questo giovane suona tecnicamente già meglio di tutti noi'».

Pollini, che il 5 gennaio aveva compiuto 82 anni, per motivi di salute aveva cancellato gli ultimi concerti in programma. La camera ardente, come già avvenuto per Carla Fracci, si terrà alla Scala, teatro a cui Pollini era legatissimo.

L’INTERPRETAZIONE – La sua è sempre stata un'interpretazione basata sul rispetto totale del testo scritto, ma restando sempre molto moderna, senza abbandoni lirici o eleganze virtuosistiche, con una forza espressiva tutta interna al lavoro. Una modernità che era nella sua formazione culturale, per ambiente famigliare (suo padre era un noto architetto razionalista e la madre una musicista sorella del pittore e scultore Fausto Melotti) e frequentazioni negli anni '60, a partire da quella con Nono.

I suoi interessi musicali, il suo repertorio non sono rimasti circoscritti nel continuo approfondimento, ma anzi si sono aperti via via a nuove prove e esplorazioni che andavano da Bach e Mozart, di cui ha portato a nuova luce tutte le sottili sfaccettature armoniche e timbriche, passando per l'amatissimo Chopin, di cui, partendo alle nuove letture meno rigide di Rubinstein, ha rinnovato profondamente la comprensione, e Beethoven, sino ai moderni, tra cui spicca Schonberg, e i contemporanei anche italiani, come Berio e Nono.

La vita artistica di Maurizio Pollini, nato nel 1942 e cresciuto a Milano, è stata sempre strettamente legata al Teatro alla Scala, dove debuttò sedicenne nel 1958 eseguendo in prima assoluta la Fantasia per pianoforte e strumenti a corda di Ghedini diretto da Thomas Schippers e dove tornò due anni più tardi, reduce dalla vittoria a Varsavia, con il Primo Concerto di Chopin diretto da Celibidache, e poi costantemente per oltre 150 tra recital e concerti da solista o coi direttori più importanti, a cominciare dall'amico Abbado.

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata