La storia lontana dell'Isola conservata tra resti di città e musei nel territorio dell'Oristanese
La zona di Oristano custodisce siti archeologici importanti per la Sardegna intera Il fascino immortale di Tharros
Lungo la costa oristanese, nella vasta zona di Cabras, si trova l'antica città di Tharros, fondata nell’VIII secolo a.C. e abbandonata nell’XI secolo d.C. Le sue rovine sorgono nella parte meridionale della penisola del Sinis. Una ricchezza all'aria aperta che guarda il mare e i cui resti riconducono al villaggio nuragico, abbandonato prima dell’avvento dei fenici. L'eredità fenicia si rintraccia nei resti di due necropoli e nel tophet, ovvero il santuario cimiteriale dove si deposero le urne contenenti i resti incinerati di neonati e animali sacrificati. La città di Tharros, dopo il periodo fenicio, venne fortificata dai cartaginesi, poi conquistata da Roma e divenne, infine, prima capitale del giudicato d’Arborea. Oggi rappresenta uno dei siti archeologici più importanti dell'isola sarda e i materiali rinvenuti negli scavi, come ceramiche, gioielli, amuleti, sono esposti nei musei archeologici di Cabras, Cagliari, Torino e Londra.
L'età giudicale
Di epoca giudicale è invece il Castello Eleonora d’Arborea di Sanluri, nel Medio Campidano, a 50 chilometri da Cagliari.
Il castello è l'unico ancora abitabile tra i numerosi edifici medievali presenti in Sardegna (circa ottantotto), e oggi ospita il Museo risorgimentale Duca d’Aosta. Il primo impianto dell’edificio sorse alla fine del XII secolo e si rivelò una roccaforte strategica al confine tra i giudicati di Cagliari e Arborea. Fu dimora e proprietà di varie famiglie nobili spagnole: De Sena, Henriquez, Aymerich, poi nel 1920 passò ai conti Villa Santa, attuali proprietari.
Tanti sono gli ambienti dal grande fascino degni di ammirazione: lo studio del Conte Generale Nino Villasanta, che custodisce il carteggio con Gabriele D’Annunzio, le sale Gondi e le stanze della caccia e delle regine, con arredi rinascimentali. Al piano terra, spicca il salone delle milizie, in memoria dei caduti sardi della Grande Guerra. Il castello è ben conservato e diviso in quattro ambienti museali: due accolgono cimeli e documenti delle guerre mondiali, campagne d’Africa e del periodo fascista; il terzo conserva una collezione di circa 400 opere realizzate con una cera particolare e il quarto è dedicato al passato feudale con arredi, dipinti e sculture risalenti al range tra XVI e XIX secolo. Nel Museo si può ammirare anche il bollettino della Vittoria, il documento originale sottoscritto dal Maresciallo d'Italia Armando Diaz per annunciare la vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale.
La città di Sanluri
Sanluri è un borgo che conta meno di novemila abitanti e si adagia sulla piana del Medio Campidano, bagnato dal fiume Mannu, e con un centro storico abbracciato da mura medievali. La sua fioritura deriva dal Medioevo, e proprio nel cuore cittadino si trova il Polo Museale Sanlurese, formato dal Castello, dal Museo storico-Etnografico dei Padri Cappuccini e dal Museo del Pane. Quest'ultimo è di recente inaugurazione, 2017, e ha l'obiettivo conservativo di tramandare nel tempo le antiche usanze legate alla tradizione contadina e alla lavorazione del pane tipico di Sanluri: il Civraxu. Diviso in cinque sezioni, alterna la ricerca della lavorazione della terra alla conoscenza della panificazione.
Il Museo Etnografico, invece, è custodito nel Convento, risalente al 1608. Qui si ammirano reperti provenienti da altri Conventi Cappuccini dell'Isola: decreti papali, statue di santi, tabernacoli, dipinti del XVI secolo, sino al materiale che ricostruisce la quotidianità dei luoghi.
Suggestive eredità di tempi trascorsi
Cosa vedere
Tra siti archeologici e sabbie raffinate
A Sanluri l’edificio religioso simbolo è la Chiesa di Nostra Signora delle Grazie, costruita a fine XVIII secolo su una preesistente parrocchia del XIV secolo, un tempo cattedrale. Custodisce il retablo medievale di Sant’Anna del Maestro di Sanluri. Tra le altre chiese si annoverano anche quelle medioevali di San Pietro e di San Rocco.
La costa è un incanto grazie alle ben famose Mari Ermi, Is Arutas e Maimoni, fino alle falesie di su Tingiosu. Poco sotto Capo Mannu, e la celebre spiaggia di Putzu Idu.
Da visitare il Museo di Cabras, per osservare le ritrovate e straordinarie statue dei Giganti di Mont’e Prama (VIII secolo a.C).
Palato di mare nella penisola del Sinis
Cosa mangiare
Il mare in tavola
Per chi ama i piatti del mare, la zona del Sinis accontenta tutti con delle ricette gustose alle quali sarebbe un peccato di gola dire di no. Ecco che agli spaghetti alle arselle, alla zuppa di pesci e alla fregula, piatti celebri della cucina sarda, si aggiunge la Panada di anguille, con ripieno di piccoli tranci del pesce. Da provare la Burrìda, piccole porzioni di gattuccio di mare, e poi la triglia all’oristanese insaporita dalla Vernaccia, e ancora sa Mreca: specialità oristanese del muggine lesso, tipica dei pescatori. Tipici sono i Tùvuras, rari tartufi di mare che crescono nei litorali sabbiosi della penisola del Sinis.
Feste e sagre: a fine settembre la Festa del Borgo rievoca l’atmosfera storica del paese. Festa di San Lorenzo, suo patrono, il 10 agosto. Sagra delle fave che si svolge a novembre.
In zona di Cabras a inizio settembre si assiste alla Corsa degli Scalzi, una delle feste più suggestive dell’Isola.
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