Il fascino romanico nel Sassarese
L’architettura romanica in Sardegna ha avuto un notevole sviluppo per un lungo periodo. Nell’isola, il romanico si manifestava con risultati insoliti e in numerose forme per via della costituzione, in Sardegna, di vari ordini religiosi, provenienti da differenti regioni italiane, dalla Francia e dalla penisola iberica. Si riconoscono influenze pisane, longobarde e provenzali, che rendono lo stile romanico originale e suggestivo e quindi riconoscibile.
Il territorio del nord Sardegna, soprattutto la provincia di Sassari, ospita varie testimonianze ecclesiastiche in stile romanico.
In quel di Borutta, nel Meilogu, si ammira il monastero di San Pietro di Sorres, monumento nazionale dal 1894, che si trova su un colle vulcanico fuori dal piccolo paese. Edificata tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo fu cattedrale della diocesi di Sorres fino al 1503. La chiesa, sede episcopale per oltre tre secoli, fu l’unico edificio a rimanere in piedi quando Sorres fu rasa al suolo dagli aragonesi e la popolazione raggiunse Borutta. Le diverse fasi della sua costruzione si riflettono nella sua architettura: emergono parti in calcare e pietra vulcanica che si sovrappongono a pilastri in muratura. Dal 1950 la chiesa e il monastero attiguo ospitano una comunità di monaci benedettini.
A Tergu si trova una delle massime espressioni dell’architettura romanica in Sardegna: la chiesa di Santa Maria. Sancta Maria de Therco fu costruita tra 1065 e 1082, pare su decisione del giudice di Torres Mariano I che fece costruire anche la Basilica della Santissima Trinità di Saccargia con la quale emergono evidenti analogie estetiche e di materiali. La Chiesa è isolata su un vasto altopiano e caratteristica per i suoi colori: i cantoni di pietra trachitica rosso-violacea e le decorazioni in pietra calcarea bianca. Divenne poi abbazia benedettina e nel 1444 la chiesa e il monastero entrarono a far parte dei possedimenti dell’arcidiocesi turritana.
Tappa dello stile romanico pisano della zona sassarese è Bulzi dove si trova la chiesa romanica di San Pietro delle Immagini, detta lu Rughifissu, nota con le denominazioni del Crocifisso e delle Immagini. La chiesa si fa risalire al 1080 e 1220 e si ipotizza edificata in tre fasi differenti. Anch’essa si inserisce in un complesso monastico, di cui restano i ruderi. I benedettini completarono la costruzione grazie anche ai finanziamenti della banca internazionale dei Templari e alle maestranze francesi. 
L'ex cattedrale Sant’Antioco di Bisarcio è una delle più grandi chiese romaniche della Sardegna. Dall’imponente struttura, si accosta ai ruderi del complesso vescovile e dell’antico villaggio di Guisarcu, centro del periodo della dominazione bizantina. La basilica di Sant’Antioco di Bisarcio sovrasta la piana di Chilivani, nel territorio di Ozieri. Il fascino del monumento si deve alla trachite scura, usata per la sua costruzione, che fu estratta da cave locali. La prima costruzione della basilica, distrutta durante un incendio, risale alla seconda metà dell’XI secolo.
I monumenti della zona sassarese sono dei veri gioielli architettonici che raccontano una storia fatta di eleganti proporzioni, maestose dimensioni, bicromia dei materiali.

La provincia sassarese conquista per gli scenari naturali e la sua arte

Cosa vedere
Il Nord Sardegna vanta numerose ricchezze artistiche

Sassari, fondata nel Medioevo, diventa comune nel 1294 e qui vi si respira arte.
A dare lustro alla città, il Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna fondato come Regio Museo Antiquario nel 1878.
Tra i tanti palazzi realizzati dalla nobiltà sassarese vi è il Palazzo Ducale, costruito tra il 1775 e il 1804.
Si consiglia una sosta nella spiaggia dei sassaresi: la distesa di sabbia di Platamona, nel golfo dell’Asinara. E l’Argentiera, villaggio fantasma: simbolo minerario.
Poco distante si consiglia il piccolo borgo di Bosa, così caratteristico da sembrare fiabesco con il suo castello, il fiume e le case colorate.

La tradizione gastronomica del Nord Sardegna profuma di terra

Cosa mangiare
La cucina sassarese vanta la tradizione contadina

Tra i primi più noti: la mineshtra 'e fasgioru, una genuina zuppa preparata con fagioli, patate, lardo, finocchietto selvatico e pomodori secchi. I secondi sono a base di carne, come la tradizionale cordula, i pedi d'agnoni e la trippa.
Tra i piatti più gustati le tappadas, conosciute anche con il nome di monachelle, monzette, mungette: alla sassarese sono accompagnate dal prezzemolo.
Nel periodo di Carnevale e nei mesi di marzo e aprile quando si comincia la raccolta delle fave, soprattutto nella provincia di Sassari, si prepara la favata. La ricetta sarda povera è molto antica e in questo caso predomina la verza.

Feste e Sagre:
A Ferragosto si celebra la Discesa dei Candelieri, processione di monumentali ceri di legno portati a spalla sino alla chiesa di Santa Maria di Betlem, per sciogliere il voto alla Vergine che salvò la città dalla peste.
Dall'impatto mistico sono i riti della Settimana Santa.
Nella primavera, si consiglia, la penultima domenica di maggio, la suggestiva Cavalcata Sarda, ovvero la sfilata dei costumi tradizionali.

***

Realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio

© Riproduzione riservata