Sono tanti i sardi emigrati che vivono con apprensione quest'emergenza.

Tommaso Uras, 48 anni, di Cagliari, lavora a Parigi da 10 anni come addetto al ricevimento in un hotel vicino alla Place de la Nation che ha chiuso da metà marzo:

"Ora - racconta - mi trovo in 'chomage partiel' una specie di cassa integrazione. Il presidente Macron ha annunciato diverse forme di aiuto statale per le imprese pubbliche e private affinché nessun francese sia abbandonato a se stesso".

Tommaso Uras, che ha anche la cittadinanza francese, ha subito capito la gravità della situazione e sta rispettando le regole in modo stretto uscendo solamente per andare a fare la spesa due volte alla settimana: "Fino a metà marzo - racconta - qui si stava vivendo come niente fosse... Solo in queste ultime due settimane dopo alcune disposizioni statali, che hanno scimmiottato le decisioni prese in Italia, le persone hanno iniziato ad avere paura e si sono confinate a casa. Gli ospedali iniziano a essere in difficoltà e purtroppo le cifre dei deceduti e contagiati tende a innalzarsi di giorno in giorno".

Ma il popolo francese è poco incline all'imposizione di limitazioni della libertà personale: "Forse geneticamente di natura rivoluzionaria - aggiunge l'emigrato sardo - è molto difficile da tenere a bada per il rispetto di norme che possano privare delle elementari libertà di movimento. In particolare i parigini che sono reduci da anni di lotta al terrorismo, tumulti popolari e scioperi che hanno bloccato la città in questi ultimi tempi, sono esausti e poco inclini ad ogni forma di sacrificio e privazioni".

La nostalgia si fa sentire e Tommaso Uras manda un saluto ai sardi: "Lo faccio con affetto nella speranza che possano stare in salute e presto approfittare del bellissimo paesaggio sardo con i loro cari! Apribi ci torrada su lepuri a cuili (Aprile è così freddo a volte da far rientrare le lepri nella tana al caldo) cioè vorrei dire... State a casa in aprile!!!

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