Australia, Nuovo Galles del Sud, otto ore e mezza da Sidney: c'è un pezzetto di Sardegna dall'altra parte del mondo. Con la bandiera dei Quattro Mori alla parete, i Tazenda in sottofondo e una fabbrica (umana) di culurgiones; quelli veri, «fatti secondo tradizione e con pecorino della mia amata terra»: parola di Sonia Mulas, nata a Loceri 50 anni fa e trasferita nella contea di Moree da 15. Da allora si è trasformata in una sorta di ufficio di promozione turistica in carne e ossa. «Qui nessuno conosce la nostra Isola, così quando sento parlare di Roma o Milano, racconto quanto è meravigliosa la Sardegna». E ne dà la prova.

Sardegna da asporto

Dal cuore dell'Ogliastra alle rive del fiume Mehi: è il 2005 quando Sonia e il marito Antonio Greco (originario di Arbatax) fanno le valigie e con i tre figli cambiano vita. «Una decisione sofferta ma necessaria per dare loro un futuro». Il 29 settembre sono lì, a 14mila e 600 chilometri di distanza da casa, pronti a iniziare una nuova vita in terra straniera.

Prima tappa Sidney, nel 2018 comprano una fattoria e si spostano in periferia. Tre ettari dispersi nel nulla, che al Comune registrano come "Sardinia", e lo scrivono pure nell'insegna che delimita la proprietà. Qualche mese e arriva un localino a bordo strada: tre tavolini e il bancone dove iniziano a vendere piatti da asporto. In menu anche malloreddus e culurgiones, che pare abbiano conquistano persino gli aborigeni. «Faccio quasi fatica a stare dietro alle ordinazioni, c'è chi percorre due ore in macchina per venire a prenderli», spiega Sonia. Che l'immagine dell'Isola ce l'ha appuntata sul grembiule e prima ancora scolpita nel cuore.

Scuola di culurgiones

Ci sono i Quattro Mori all'ingresso, il sottofondo musicale spazia dai Tazenda ai Tenores e nel display sulla parete scorrono le immagini della Sardegna lontana. Dalla Sartiglia di Oristano a Sant'Efisio, passando per la storia degli Shardana, nuraghi, spiagge e le donne intente a fare il pane. «Mentre attendono, i clienti guardano i video e restano incantati», dice Sonia mentre combatte tra l'emozione e la connessione che va e viene. «Vedere quelle immagini mi aiuta a sentire meno la lontananza dalla mia terra».

Si commuove mentre racconta del suo cavallo di battaglia: culurgiones ogliastrini. «Qui la gente li ama, pensi che ho una cliente di 95 anni, li ordina almeno una volta a settimana». Oltre a venderli, Sonia insegna a farli. Spighetta compresa. Alle spalle anni di esperienza e una maestra d'eccezione: «Mia madre. Ero bambina e lei, non vedente da quando avevo due anni, mi dettava i vari passaggi». Si perde nei ricordi, arrivano le lacrime. «Era severissima, una volta sigillati mamma passava la mano per capire se erano chiusi bene e se la pasta era abbastanza fine». A furia di provare, Sonia è diventata imbattibile.

La nostalgia

«L'Australia mi ha dato tanto, a me e ai miei figli. Ma le garantisco che il mal di Sardegna esiste davvero». È la parte triste di una storia simile a quella di tante famiglie immigrate in ogni angolo del mondo, col desiderio di cercare un domani migliore e quel cordone indissolubile con l'Isola. «Piango spesso quando ci penso, ho paura di morire senza poterci tornare. Mi manca terribilmente, specie ora che si avvicina il Natale. Qui è estate, non c'è l'agnello buono né il caminetto. Ancora non sono riuscita ad abituarmi».

Sara Marci

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