È un dispositivo rivoluzionario, nato in Sardegna, sperimentato tra Lanusei e Nuoro. Il protocollo concepito da Bpco media srl insieme alle Assl sarde consente di tenere sotto controllo la Broncopneumopatia cronica ostruttiva. Ad agosto sarà presentato come case study agli studenti dell'Università di Cambridge. Una vetrina prestigiosa per un prodotto che parla sardo.

La malattia

Bpco: una sigla che, ai più, risulta quasi incomprensibile. Eppure si tratta di una malattia molto diffusa. Ne soffrono più di due milioni e mezzo di italiani ed è la quarta causa di morte al mondo. È una patologia progressiva, solo parzialmente o per nulla reversibile, che colpisce l'apparato respiratorio con un'ostruzione delle vie aeree, spesso associata a uno stato di infiammazione cronica del tessuto polmonare.

Il dispositivo in sperimentazione, brevettato dalla startup Bpco media srl, spin off dell'Università Campus Biomedico di Roma, capitanata da Giuseppe Capasso, pneumologo dell'ospedale di Lanusei, è basato sull'uso combinato di un comunissimo smartphone e di un pulsossimetro (un piccolo strumento che si applica ad un dito della mano e che permette di calcolare quanto ossigeno è presente nel sangue) per evidenziare una eventuale riacutizzazione della malattia. I pazienti, semplicemente effettuando tre misurazioni al giorno con il pulsossimetro, potranno leggere direttamente sullo smartphone o sul tablet il proprio stato di salute.

La genesi

Il nuovo dispositivo parla sardo, visto che tutto è partito da uno studio di ricerca condotto da Campus Biomedico e Assl di Lanusei. L'algoritmo sviluppato ha rilevato l'insorgere di riacutizzazioni con un'accuratezza del 98, 4 per cento.

Attualmente si sta effettuando la sperimentazione sui pazienti individuati nei distretti socio sanitari di Tortolì, Cagliari (area vasta) e Nuoro.

Simone Loi

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