Più autonomia nella gestione del territorio, nella fiscalità e nell'utilizzo della lingua: le richieste della Corsica allo Stato coincidono in parte con quelle della Sardegna. La differenza sta nella distanza dal traguardo, che nell'isola francese sembra ormai a portata di mano: il presidente della Repubblica Emmanuel Macron durante la sua ultima visita ad Ajaccio ha promesso che la prossima riforma costituzionale concederà maggiore libertà di governo alla Collettività territoriale corsa.

Le ipotesi

Incassato l'impegno, resta ancora da definire la strada. Più che di un inserimento del "principio di insularità", fulcro della battaglia combattuta dalla Sardegna e ribadita dalle 120mila firme che accompagnano il progetto di legge fermo in Senato, il dibattito corso è basato sulla possibilità di attribuire all'isola le stesse prerogative dei territori d'oltremare. La Corsica potrebbe essere citata espressamente nell'articolo 74 della Costituzione, insieme alle ex colonie - Nuova Caledonia, Polinesia francese e tutte quelle isole che hanno conservato un cordone ombelicale che le lega a Parigi - e avere così diritto a un regime amministrativo e giuridico specifico, diverso dalle altre Collectivitè .

In alternativa, è stato proposto un rafforzamento dell'articolo 72, quello che si occupa delle collettività territoriali della Repubblica francese e che stabilisce la possibilità di deroghe dal diritto comune solo "a titolo sperimentale e per un oggetto e per una durata limitata".

La vittoria

In entrambi i casi, sarebbe una vittoria. Ma le condizioni di base della Corsica sono ben diverse da quelle della nostra Isola. Le ultime elezioni sono state vinte dal partito nazionalista Pè a Corsica, che ha fondato la campagna elettorale sulla richiesta di maggiore autonomia (e non sull'indipendenza).

I punti

Con il riconoscimento nella Costituzione si potrebbero raggiungere due degli obiettivi dichiarati: l'ufficialità della lingua corsa e un particolare statuto per la gestione dei terreni. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, la richiesta prevede la possibilità di limitare la compravendita di beni immobili solo a chi vive nell'isola da almeno cinque anni, e di concedere soltanto a loro gli eventuali sgravi fiscali. Ci potrebbe essere anche una maggiore autonomia fiscale: ai corsi verrebbe lasciata la libertà di stabilire nuove tasse locali. Ma dalla presidenza della Repubblica hanno chiarito: non è pensabile che il prodotto delle tasse imposte in Corsica rimanga nell'Isola. Insomma: la riscossione resterebbe centralizzata.

Il percorso

La battaglia corsa si è però arenata negli ultimi mesi insieme al resto della riforma della Costituzione, che prevede - secondo le linee guida presentate circa un anno fa - una riduzione dei parlamentari e altre novità. Come la protezione dell'ambiente sancita a livello costituzionale e l'abolizione della corte di giustizia della Repubblica (quella che giudica i ministri nell'esercizio delle loro funzioni).

Michele Ruffi

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