“Viaggio, esploro e consiglio”, un modo per fare un’esperienza che lo arricchisca a livello personale ma che, soprattutto, sia la base per un progetto imprenditoriale, quello che ha in mente Filippo Altea, 22enne di Dolianova che il 16 maggio è partito da Roma per girare l’Europa in modo economico e nel rispetto dell’ambiente. I punti di forza sono il muoversi con i treni grazie all’Interrail (il biglietto che permette illimitatamente di raggiungere tutte le stazioni europee per un determinato periodo) e soggiornare in ostelli o nelle case che i privati mettono a disposizione.

Turista e viaggiatore, però, non sono la stessa cosa. “Il viaggiatore – spiega il giovane sardo a L’Unione Sarda – è un esploratore, è pronto all’imprevisto, vuole vedere con i propri occhi e toccare con mano come vivono le persone nelle varie città”. Il turista è semplicemente chi si sposta e va negli hotel o nei villaggi, senza alcun contatto poi con la quotidianità e le abitudini del posto.

Filippo, che ora vive a Roma ma che continua a frequentare la Sardegna, anche perché in estate lavora con un’associazione nella zona di Masua nel gestire un ostello in un ex sito minerario, ora è a Riga, in Lettonia.

Studi al Pacinotti di Cagliari, allo Spano di Sassari, maturità a Padova, ha completato la laurea triennale in economia e management alla Luiss Guido Carli. Nell’aprile dell’anno scorso è entrato in Aurora Fellows, il percorso di formazione fondato da Jacopo Mele che ogni anno apre le porte a più di 200.000 ragazzi in Europa e lungo le coste del Mediterraneo, in Sardegna in particolare One Ocean Foundation, l'iniziativa italiana per la salvaguardia dei mari, nata da un'idea dello Yacht Club Costa Smeralda, ha finanziato 500 percorsi in Aurora Fellows per altrettanti studenti dell’Isola. E nell’Isola si chiuderà il viaggio di Filippo, il prossimo 14 agosto a Porto Torres.

Cosa va a vedere in Europa?

“Due sono i focus: le città principalmente, le capitali sono le più semplici da raggiungere per collegamenti e destinazioni, ma ci sono anche diverse località secondarie, ad esempio in Bulgaria sono stato in montagna per un festival, in Grecia a Drama, insomma ovunque ci sia un’avventura o una celebrazione particolare. In secondo luogo cerco le cose caratteristiche del posto, che non per forza sono quelle più turistiche. Parlo con le persone, chiedo come vivono, e allora ci si confronta con la storia, i monumenti, le chiese i musei. Nelle repubbliche baltiche c’è un grande collegamento con l’ex Unione sovietica, lo si vede dalla città vecchia, viene fuori il modo in cui le città sono state forgiate dalla storia”.

In viaggio con lo zaino in spalla (foto concessa)
In viaggio con lo zaino in spalla (foto concessa)
In viaggio con lo zaino in spalla (foto concessa)

Dove dorme?

“Negli ostelli, che sono principalmente dei luoghi sociali, è facile parlare con altri viaggiatori, unirsi e cercare anche insieme varie possibilità o esperienze”.

Parla sempre inglese?

“Quasi sempre, ma quando si gestiscono i turisti la cosa importante è essere aperti, tentare di comunicare in ogni modo, avere voglia di accogliere. In Bulgaria devo dire che il mio inglese è stato piuttosto inutile ma tra gesti, sorrisi e due risate ci si capiva benissimo”.

Cosa porta nello zaino?

“Abbigliamento, effetti personali, sacco a pelo e materassino per ogni evenienza, li ho usati per campeggiare in Bulgaria e forse mi serviranno in Scandinavia dove i prezzi sono decisamente alti e quindi per risparmiare probabilmente mi arrangerò. Poi ho uno stabilizzatore per il telefono, il powerbank, il computer e uno skateboard”.

Perché lo skateboard?

“Serve se si ha poco tempo e la città è predisposta, ad esempio non ha sampietrini ma lastre di pietra, si esplora in modo molto più veloce”.

Lo skateboard che accompagna Filippo Altea nel suo viaggio in Europa (foto concessa)
Lo skateboard che accompagna Filippo Altea nel suo viaggio in Europa (foto concessa)
Lo skateboard che accompagna Filippo Altea nel suo viaggio in Europa (foto concessa)

Qual è lo scopo del viaggio?

“Prima è nato il progetto imprenditoriale, che si basa sull’idea di aiutare i viaggiatori ad avere un’esperienza migliore con meno organizzazione, insomma meno turismo e più viaggio vero e proprio. Ma prima, ovviamente, devo avere una mia esperienza: non posso trasmettere agli altri qualcosa che non ho. E questi 90 giorni in Europa, un agglomerato di ricchezza da esplorare, servirà proprio a questo”.

Cosa vorrebbe creare in concreto?

“Unire i viaggiatori in un sistema per fornire dei consigli. Così come prima di partire chiedi ad amici e conoscenti qualche suggerimento sulla città che vai a visitare, per avere una dritta o una sorta di recensione verbale, così vorrei dare la possibilità alle persone di fare esperienze uniche. C’è un problema di fondo: tutti abbiamo le possibilità per viaggiare, ma non lo sappiamo fare, dimentichiamo cosa sia l’esperienza del viaggio e andiamo a ricercare negli altri posti quello che abbiamo già, siamo turisti che vagano per le strade”.

Come sarà nella realtà il progetto?

“Potrebbe essere una piattaforma che unisce le esperienze, o che combina il viaggiatore con una esperienza, sullo stile di Tinder”.

Viaggi per single o in coppia?

“Indifferente, cercherò di incuriosire le persone su un determinato luogo, poi si è liberi di andarci da soli, in famiglia, in coppia o con amici. Indicativamente il mio target di età va dai 18 ai 30 anni”.

Cosa pensa del sistema-turismo in Sardegna?

“Abbiamo tanto potenziale ma è lunga la via, ci sono tante realtà piccole come agriturismi, o persone che lavorano nei piccoli borghi che si stanno aprendo all’accoglienza, resta però tanto da fare. La Sardegna si unisce benissimo al trend del ‘green’, tutto deve andare in questa direzione, le opportunità sono molte”.

Filippo Altea in una tappa del suo viaggio (foto concessa)
Filippo Altea in una tappa del suo viaggio (foto concessa)
Filippo Altea in una tappa del suo viaggio (foto concessa)

Quali aspetti si potrebbero migliorare?

“Per esempio siamo ancora troppo poco internazionali, arrivano pochi ragazzi dall’Europa, siamo lontani da una visione globale”.

Un punto di forza?

“Ce n’è uno fondamentale: le persone. Quando viaggi, in un modo o nell’altro troverai una soluzione a un problema grazie alle persone, che sono anche le custodi della cultura e delle tradizioni, millenni di storia affascinano chi arriva da fuori, e i sardi sono i guardiani di questo patrimonio”.

Gli italiani all’estero sono riconoscibili?

“Sì, purtroppo, e terribilmente. A Vilnius, in Lituania, ero in un locale tipico. Ogni tanto mi concedo un buon pasto, assaggiavo una zuppa di cipolla con maiale e poi una sorta di ravioli, e un italiano mi raccontava di come fosse andato in un ristorante italiano e si fosse trovato male. E nel locale tipico aveva ordinato cotoletta e patatine fritte. Non si va all’estero per mangiare italiano, si deve cercare di unirsi a ciò che i residenti sono bravi a fare. Da tutto il mondo vengono da noi per mangiare italiano e noi andiamo a cercare il nostro cibo altrove?”.

Ambiente e turismo, qual è il modo migliore per unirli?

“Le comunità, giocare tutto su di loro: devono diventare un hub, un’esperienza unica in cui offri un pacchetto al viaggiatore così da fargli capire l’equilibrio del posto e di conseguenza arriva la sostenibilità ambientale, segue quella sociale. Se ad esempio vai nel centro Sardegna, a Seulo, dovresti trovare un ostello in cui ti viene spiegato qual è il loro stile di vita, poi scopri anche tutto il resto, parli con le persone al bar, conosci le peculiarità dei centenari, entri in un mondo insomma”.

Il 22enne di Dolianova Filippo Altea (foto concessa)
Il 22enne di Dolianova Filippo Altea (foto concessa)
Il 22enne di Dolianova Filippo Altea (foto concessa)

Qualche consiglio per viaggiare in modo economico ed ecosostenibile.

“In generale sono un promotore dell’Interrail, tutti possono acquistare il biglietto, c’è anche un bando che permette ai giovani di vincerlo, ma ho visto anche persone di 60 o 70 anni utilizzarlo. Poi dormire negli ostelli o nelle strutture proposte da Airbnb, vanno bene, si abbassano i costi di molto. Ovviamente senza certi comfort, finora il prezzo medio che ho pagato a notte è stato di 12 euro. Sempre per i giovani c’è l’Erasmus+, il programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport (Filippo è stato selezionato per rappresentare l’Italia come Ambasciatore dell’Anno Europeo dei Giovani, ndr), per creare un circolo virtuoso”.

Come?

“Mettiamo che io abbia in mente un progetto a Masua, con un budget di 60mila euro da usare anche per pagare i volontari, l’Europa mi dà l’ok, o mi chiede di modificare il programma di spesa, io chiamo le associazioni partner nel tessuto europeo, scelgo quelle idonee e loro cercheranno i partecipanti da inviarmi. Avrò così da 8 a 40 ragazzi che vivono 2 settimane nella mia realtà, consumano, vengono coinvolti in attività sul territorio, diventano gli attori del cambiamento, questa è un’opportunità importante”.

Quando tornerà sarà una persona diversa rispetto a quando è partito?

“Sì, ogni giorno lo divento. Le esperienze e le persone mi stanno cambiando in meglio senza che me ne accorga. Nei diversi luoghi parlo con tutti, penso più a una visione globale e non territoriale”.

E nello zaino cosa porterà indietro?

“Tutti quelli che hanno accettato la scommessa della vita nelle loro comunità e nelle loro quotidianità, dal vecchio tedesco facoltoso al barbone, da chi gira il mondo a piedi o in bicicletta. La bellezza tra viaggiatori è che sappiamo di avere pochi minuti a disposizione e poi probabilmente non ci si rivedrà più, la conversazione superflua non esiste, e contemporaneamente ci si scambiano aiuti e referenze. Io ad esempio invito tutti in Sardegna, spiego quanto è bella e unica”.

I viaggiatori insomma sono una ricchezza da coltivare?

“Io dico che salveranno il mondo: non hanno pregiudizi, sono pronti agli imprevisti e lottano per avere un luogo migliore, anche nei posti in cui questo concetto ancora non è stato compreso”.

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