Seconda giornata della conferenza internazionale sull’emigrazione dedicata alle storie dei sardi nel mondo. Al teatro Doglio di Cagliari gli oltre 250 delegati arrivati da Europa, Sudamerica, Australia, Stati Uniti, Canada, Giappone si sono confrontati sulle loro esperienze, idee, proposte.

In programma l’attività dei vari gruppi di lavoro per giungere a un documento unico conclusivo.

Nel pomeriggio inoltre il racconto delle realtà che le singole associazioni vivono negli Stati esteri. Fra le istanze, in particolare da parte dei circoli più lontani dall’Italia, sono emerse quelle legate al problema della burocrazia dato che, hanno spiegato, «spesso sono le ambasciate le prime a non considerarci». E, ancora, «in Italia è tutto più lento, quando abbiamo qualche idea, qualche progetto, ci troviamo davanti montagne di documenti da compilare e alla fine passa la voglia a tutti, perché comunque il nostro è pur sempre volontariato. Non veniamo pagati, non abbiamo tornaconti, teniamo in piedi i circoli perché abbiamo a cuore la nostra storia, le nostre tradizioni, la ricchezza culturale della nostra terra e vogliamo che il mondo la conosca un po’ di più».

Il problema del ricambio generazionale è un altro dei temi più sentiti: «Anche a questo appuntamento internazionale i delegati giovani sono pochissimi, e arrivano quasi esclusivamente dall’estero», ha fatto notare qualcuno.

I racconti di vari emigrati hanno messo in luce anche esperienze positive, come l’idea avuta dal circolo sardo in Polonia: contattare tutti i laureati nelle università sarde che vivono a Varsavia e dintorni utilizzando piattaforme come Linkedin, una scelta vincente che ha permesso di far conoscere loro l’esistenza dell’associazione e coinvolgerli in molte iniziative.

Sono intervenuti oggi anche Ada Lai, assessora regionale al Lavoro, e Antonio Moro, assessore ai Trasporti. Nelle loro parole la voglia di riavviare il legame col mondo dell’emigrazione toccando fra i numerosi temi quello caro a molti: i trasporti e la continuità territoriale.

Il documento finale siglato dai rappresentanti delle associazioni all’unanimità contiene gli obiettivi da raggiungere in futuro con anche l’avvio della riforma della legge regionale 7/1991 per valorizzare in chiave più moderna le potenzialità dei sardi che vivono fuori dai confini regionali creando le condizioni perché si possa attivare un circolo virtuoso in grado di attrarre ulteriori risorse. La Regione, comunque, si impegna a coinvolgere le comunità degli emigrati sardi nella governance della strategia per lo sviluppo sostenibile, promuovendo dei progetti dinamici relativi all’identità, all’innovazione tecnologica e alla biodiversità.

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