Celestino Podda è nato nella poverissima Senorbì del secondo dopoguerra. Nel paese del Sud Sardegna ha trascorso l'infanzia, con pochi amici e senza una lira, tanto da non potersi permettere neppure il grembiule per andare a scuola. Non ha mai conosciuto il padre, morto prima che lui nascesse a causa di un incidente sul lavoro. La sua è comunque una storia di riscatto, per fuggire dalla miseria è stato costretto a emigrare prima in Francia e poi in Olanda, dove vive tuttora con la moglie Karin.

Celestino, per gli amici Lino, ha messo insieme i ricordi di quando era ragazzo e ha scritto la sua autobiografia, "Volevo diventare un cowboy”, pubblicata dalla Sandhi Edizioni, con diversi capitoli dedicati anche alla vita da emigrato di successo.

Il libro verrà presentato domenica 26 gennaio alle 17 nel museo archeologico Domu Nostra (Madn) in via Scaledda 1, a Senorbì. L’iniziativa è promossa dalla casa editrice Sandhi di Ortacesus con il patrocinio del Comune di Senorbì. Interverranno la direttrice del museo Elisabetta Frau, il sindaco Alessandro Pireddu, l’assessora alla Cultura Sonia Mascia e gli editori Silvia Zara e Paride Puddu.

«Ho iniziato a scrivere questa storia diversi anni fa, con l’obiettivo di invitare le persone a non farsi scoraggiare dalle difficoltà - dice l’autore -. Se c’è una cosa che la mia esperienza può insegnare è che vale sempre la pena rincorrere i propri sogni, anche se questo significa dover fare molti sacrifici».

Lino Podda è legatissimo al suo paese d’origine. È lui il misterioso benefattore che, alcuni anni fa, aveva donato un omaggio floreale ai defunti di Senorbì, pensando in particolare a quelli che non avevano più nessuno che potesse pensare a loro. In quell’occasione chiamò la fioraia Luisa Aramu, moglie del suo caro amico d’infanzia Innocente Dessì (guarda caso tra i protagonisti di alcune storie raccontate nel libro), chiedendole di allestire un imponente e spettacolare bouquet extralarge con tanti mazzolini di fiori. La creazione floreale era stata posizionata all’ingresso del cimitero vecchio alla periferia del paese, a disposizione dei cittadini e dei non residenti in visita ai loro cari.

«Chiunque poteva prendere un mazzolino e portarlo ai defunti», racconta Aramu, che a conclusione del suo lavoro aveva ricevuto a tempo di record il bonifico sul conto dell’attività.

L’emigrato dal cuore d’oro era rimasto misterioso per tanto tempo. Adesso che è tornato in Trexenta per la presentazione del suo libro, qualcuno ha capito che era lui l’autore di quel gesto di grande sensibilità e dolcezza. «Ebbene sì, adesso lo posso dire: era un mio regalo ai compaesani che ci hanno lasciato», conferma Lino Podda.

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