In Sardegna ogni anno si riscontrano circa 1500 nuove diagnosi di tumore al seno, con una donna a rischio ogni 8 e un uomo ogni 600. Ottobre è il mese della prevenzione, al centro della prima puntata, andata in onda martedì 4 ottobre, della nuova edizione del talk sulla salute “15 minuti con… ” dell’Aou Cagliari, in collaborazione col gruppo L’Unione Sarda sui rispettivi siti e social. L’Aou è centro di riferimento sul tumore al seno, con in media 50 visite alla settimana nel 2022 e un percorso (PDTA - Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) dove i pazienti sono seguiti da un’équipe medica (fra questi psicologo, medico e infermiere dedicati) dai primi sospetti alla dimissione, curando anche la prenotazione degli esami.

L’intervento

Da inizio 2022 al Policlinico svolti circa 120 interventi per carcinoma mammario. «Nel 60-70% dei casi si può fare la chirurgia conservativa», spiega Massimo Dessena, chirurgo senologo dell’Aou ospite del talk condotto dal giornalista Fabrizio Meloni. «È il quadrante, senza asportazione della mammella, associato sempre alla radioterapia. La seconda opzione è la mastectomia, mantenendo la conformazione originale e intervenendo pure sull’altra mammella per una simmetrizzazione. L’intervento, associato alle terapie, dà la guarigione della paziente in oltre il 90% dei casi. Si esegue pressoché sempre il linfonodo sentinella, che dà informazioni sulla presenza di metastasi nel cavo ascellare. La chemio, in alcuni casi come il triplo negativo, è fatta prima dell’intervento per ridurre il tumore».

Prevenzione

Per abbassare il rischio di insorgenza del tumore è determinante agire in anticipo e conoscere i campanelli d’allarme. Si parla di prevenzione primaria e secondaria: una è ridurre i fattori di rischio, alcuni non eliminabili legati alle caratteristiche della persona, e altri modificabili con lo stile di vita, l’altra identifica il tumore in fase precoce e serve per evitare terapie aggressive. L’esame mammografico è il metodo più affidabile . «La diagnosi precoce è decisiva: la sopravvivenza dopo 5 anni per tumori di diametro al di sotto di 1 cm è pari al 90%. Più precoce è la diagnosi minori saranno gli interventi demolitivi», segnala Maria Antonietta Barracciu, responsabile del Centro senologico dell’ASL Cagliari. L’azienda promuove uno screening organizzato, che riduce la mortalità del 30%, tramite mammografia biennale su donne asintomatiche fra 50 e 69 anni.

Le cure

Oltre alla chirurgia, le terapie sono quella ormonale, la chemioterapia, gli anticorpi monoclonali e l’immunoterapia. L’ultima, di recente introduzione, riguarda i farmaci contro le mutazioni specifiche: «Sono quelle più aggressive, su pazienti che sviluppano anche il tumore dell’utero», fa notare Mariele Dessì, oncologa del Policlinico Casula. «Serve dopo la chirurgia per ridurre il rischio di ricaduta. Per stabilire il trattamento più adatto andiamo a vedere il profilo biologico, perché è personalizzato in base al paziente».

Riccardo Spignesi

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