I pazienti con insufficienza cardiaca hanno un rischio doppio di non sopravvivere in caso di Covid rispetto alla popolazione generale.

Le malattie cardiovascolari sono tra le patologie più frequentemente associate alle infezioni severe da Covid, determinando spesso una prognosi sfavorevole.

Questo è vero in tutte le fasce d’età non solo per gli anziani, che sono da considerare come categoria vulnerabile ma l’età non può essere l’unico fattore discriminante.

Anche i pazienti di età giovane adulta che presentino gravi forme dovrebbero avere accesso prioritario al piano vaccinale.

Gli esperti della Società italiana di Cardiologia hanno costruito una piramide con i gruppi di soggetti più esposti a conseguenze gravi e diviso in tre i livelli di rischio tra i cardiopatici: alto, intermedio e basso.

Questo triage permette di stabilire in base alla gravità della patologia cardiaca, una gerarchia di accesso alle vaccinazioni, che tenga conto del peso di tutte le patologie cardiache, indipendentemente dall’età.

«Purtroppo, il piano di priorità per le vaccinazioni include nella Categoria 1, tra i pazienti ad elevata vulnerabilità per le patologie cardiovascolari, solo due categorie di cardiopatici: chi soffre di scompenso cardiaco grave e le persone con post-shock cardiogeno - dice Ciro Indolfi, presidente SIC -. Una scelta che taglia fuori una larga parte di pazienti, che rischia così di non essere adeguatamente protetta».

Da qui l’allarme della Società italiana di Cardiologia e l’appello alle istituzioni di riconsiderare la priorità della vaccinazione per proteggere tutte e non solo alcune categorie di pazienti cardiopatici a rischio di sviluppare un’infezione più severa e potenzialmente mortale.

«Sono tantissime le condizioni che richiedono maggiore attenzione. La classificazione proposta nel nostro documento - aggiunge Indolfi - prevede una suddivisione delle patologie cardiache in tre livelli di gravità individuati, valutando in base alle più recenti evidenze scientifiche, la severità della patologia e l’impatto del Covid in termini di gravità e mortalità».
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