Mescolare due tipi diversi di vaccini anti-Covid tra la prima e la seconda dose è "una soluzione interessante e mi aspetto, da immunologo, che effettivamente possa dare risultati migliori rispetto all'utilizzo di un singolo vaccino. Sicuramente l'Agenzia europea dei medicinali Ema considererà tale ipotesi, ma non è detto che sia in grado di avere tutti gli elementi per formulare una raccomandazione".

Sono le parole di Guido Rasi, consulente del commissario per l'emergenza Coronavirus e già direttore esecutivo dell'Ema. L'ipotesi del “mix” di vaccini da molti ipotizzata dovrebbe dunque funzionare, chiarisce l'esperto, perché "il sistema immunitario, se sollecitato con stimoli diversi, reagisce di più. Quindi da un punto di vista teorico tale approccio dovrebbe essere efficace”.

"Utilizzando due tipologie di vaccino diverse – spiega Rasi – il sistema immunitario dovrebbe reagire meglio perché potrebbe avere stimoli leggermente diversi e produrre dunque una gamma di anticorpi più ampia. Questo, in genere, determina appunto una copertura più ampia e quindi la risposta complessivamente dovrebbe essere più potente. Ciò, da un punto di vista immunologico, ha senso".

IL MIX – L'ideale, chiarisce Rasi, "sarebbe mischiare vaccini che hanno bersagli differenti: per esempio Moderna e Pfizer, che utilizzano una parte diversa della proteina Spike del virus SarsCoV2 come bersaglio, rispetto al vaccino di AstraZeneca. Un mix di questo tipo renderebbe più ampio il ventaglio delle reazioni immunitarie". Tutto questo, avverte però Rasi, "è valido nella teoria: da un punto di vista pratico bisognerà infatti verificare se ci sono dati scientifici sufficienti. Un singolo studio - che è quello di cui al momento si dispone - potrebbe non bastare, ma non è detto: dipende dalle sue dimensioni, robustezza e da come sono presentati i dati".

ESITO NON SCONTATO – Insomma, conclude l'esperto, "l'ipotesi è molto interessante, però non è scontato l'esito e soprattutto i termini della durata della protezione immunitaria potrebbero essere una questione che rimane aperta stando all'esperienza attuale. Spesso risulta difficile sulla base di un solo studio riuscire a trarre delle conclusioni sufficienti, ma ciò non è escluso. Vedremo come l'Ema si pronuncerà". 

(Unioneonline/v.l.)

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