La salute mentale è in crisi: problema globale in grado di catturare l’attenzione di decisori politici, operatori sanitari, e scienziati mai come in questi ultimi anni. Almeno il 18% del carico di malattie nel mondo è attribuibile a disturbi mentali, associati a complicazioni sanitarie, sociali (istruzione, lavoro, e giustizia), ed economico-finanziarie.

Il rilevante impatto epidemiologico è spiegabile con l’elevata prevalenza in diverse fasce di età. La crisi colpisce in modo sproporzionato coloro che si trovano ai margini della società.

Come evidenziato dalla rivista "The Lancet", nelle prime due decadi di vita i disturbi mentali aumentano la probabilità di autolesionismo, esposizione a tabacco, droghe, alcol, suicidio, comportamenti antisociali, crimini, abbandono del percorso di studi. La loro insorgenza precoce ha conseguenze sull'età adulta, con elevato rischio di morte prematura, disoccupazione, reclusione carceraria per violenza, e obesità. I disturbi mentali della donna in gravidanza sono associati a un aumento del rischio di disturbi mentali nel bambino, con la depressione perinatale che si associa anche a basso peso alla nascita e parto pretermine.

La maggior parte dei problemi clinici si manifesta prima dell'età adulta, con la metà dei disturbi che iniziano entro i 14 anni.

Si registra un evidente disorganizzazione strategica su interventi di promozione, prevenzione e recupero della salute mentale. Necessaria, quindi, una svolta con la salute mentale posta al centro dell’agenda politica orientata a combattere due elementi cardine dell’attuale crisi: scarsità di professionisti della salute mentale ed investimenti inadeguati nei servizi assistenziali e nella ricerca.

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