Dopo una decina di giorni nei quali Pogba ha tenuto con il fiato sospeso i tifosi juventini e catalizzato l’attenzione mediatica del mondo calcistico, il 10 bianconero ha scelto la terapia conservativa per curare il suo ginocchio.Pogba ha subito la lesione del menisco laterale del ginocchio sinistro e così, nei giorni scorsi, è volato a Lione per essere valutato dal luminare Sonnery-Cottet, e ricevere le sue proposte chirurgiche. Il medico francese è lo stesso che ha operato Ibrahimovic soltanto pochi mesi fa, optando, in quell’occasione, per la riparazione del menisco laterale del ginocchio sinistro del fuoriclasse svedese. Anche al talento bianconero ha caldamente consigliato l’intervento di sutura del menisco, perché più logico e perché le evidenze scientifiche hanno dimostrato, in ottica futura, di assicurare una vita calcistica pressoché normale a chi si sottopone a tale intervento. Suggerimento caduto nel vuoto per evitare di saltare il Mondiale in Qatar, perché avrebbe dovuto seguire un percorso riabilitativo lento e lungo (almeno 4-5 mesi).

Ma Pogba ha anche rifiutato la meniscectomia, cioè la resezione parziale del menisco, con conseguente percorso di recupero rapido (5-7 settimane). Il francese ha deciso di seguire il suggerimento del suo fidato fisioterapista. Di fatto è la strada meno conosciuta e anche la più rischiosa. Quella che prevede di non sottoporsi ad alcun intervento chirurgico, ma di lasciare l’articolazione come si trova allo stato attuale e, probabilmente, di rimandare l’intervento di riparazione, all’inizio del nuovo anno. Le valutazioni, probabilmente, sono state fatte sulla lettura piuttosto ottimistica delle statistiche UEFA riguardo i calciatori che partecipano ai campionati maggiori. Queste ultime suggeriscono che il 70% dei calciatori che hanno sofferto una lesione meniscale, sono ritornati a giocare ai livelli pre-infortunio. Cosa che cambia quando si considerano giocatori trentenni.

Più che un percorso di recupero sembra essere un campo minato pieno di insidie. Esiste, infatti, penuria di studi che abbiano valutato i risultati di un trattamento conservativo su calciatori d’alto livello. L’unico studio di alto livello che ha dato risultati positivi per lesioni come quella del francese, in pazienti giovani e attivi, ma non di alto livello sportivo, è stato appena pubblicato. Ma Pogba non può rispecchiarsi in questa popolazione di pazienti, lui che è un calciatore d’élite, che affronta ritmi di gioco frenetici e intensi, che spende molte più energie di un atleta non elitario. Per uno sportivo come lui, la meta non può essere il mero ritorno in campo ma il ritorno ai livelli di performance pre-infortunio.

Altro elemento che lascia perplessi è la stima che si è fatta circa la durata del trattamento conservativo a cui dovrà sottoporsi. Nello studio menzionato sopra, il programma è stato portato avanti per 12 settimane, per il francese ne sono state previste solamente 5. Insomma, in barba ai luminari e agli studi scientifici, l’asso francese si prepara a intraprendere un percorso di recupero tutt’altro che facile e lineare, che, si presume, dovrebbe portarlo sui campi in breve tempo.

Gianluca Palmas

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Fibre alimentari, utili all’intestino e anche all’umore

Siamo a Parigi, poco più di cent’anni fa. Un ricercatore del gruppo di Louis Pasteur, tale Elia Metchnikoff, fa affiggere un manifesto per propagandare il suo prodotto. Può cominciare così, almeno in termini commerciali, la storia dei probiotici. Gli studi di Metchnikoff avevano permesso di identificare alcune delle “difese naturali” del nostro corpo. Il ricercatore ucraino trapiantato in Francia insisteva sulle caratteristiche del ceppo di lattobacillo da lui selezionato. Il ricercatore proponeva il consumo di uno specifico ceppo di lattobacillo (sia sotto forma di latte fermentato che di compresse) per ridurre la presenza di batteri patogeni. Oggi sappiamo che oltre ai probiotici, batteri “amici”, sono importanti i “prebiotici”, alcune sostanze non digeribili dall’uomo (fibre di origine vegetale) di cui i microrganismi hanno bisogno per crescere sani nel tubo digerente. E proprio su questo fronte, è fondamentale offrire all’organismo le fibre di cui ha bisogno. In questo periodo, sfruttandolo come possibile “allenamento” per chi è non è propriamente avvezzo ad alimenti integrali, verdura e frutta, è il momento di cambiare abitudini per andare poi avanti anche quando verranno l’autunno e l’inverno. Scegliendo ciò che più piace tra vegetali, legumi e simili. Quale che sia la fibra che offrirete al vostro apparato digerente, e in particolare ai batteri che lo abitano, tanto più troverete infatti ritmo non solo per le funzioni intestinali, ma anche per il cervello e l’umore. A rilanciare l’importanza della produzione dei tanti componenti che aiutano il benessere cerebrale è una ricerca americana apparsa su Microbiome dell’Università Duke. Gli esperti hanno valutato l’azione di diversi integratori giungendo a osservare come è comunque un’alimentazione ricca in fibre a fare la differenza, in particolare per un aspetto: se i batteri intestinali hanno a disposizione un quantitativo elevato di fibre tendono a produrre una maggior quantità di acidi grassi a catena corta che aiutano a proteggere dalle malattie intestinali, dai tumori del colon-retto e dall'obesità.

Federico Mereta

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