Un nuovo progetto di ricerca, coordinato dall'università di Parma ma che coinvolge anche l'Ateneo di Cagliari, che si pone l'obiettivo di misurare gli effetti dei cosiddetti interferenti endocrini nello sviluppo infantile analizzando, in particolare, il latte materno.

Dal bisfenolo A presente in alcuni giocattoli, ad alcuni pesticidi, agli ftalati presenti negli imballaggi alimentari, ai parabeni presenti nei cosmetici: alcune sostanze chimiche, anche a piccole dosi, possono infatti interferire nel sistema ormonale, provocando obesità, disordini nel sistema riproduttivo e disturbi cognitivi.

"La prima parte del progetto si occupa di valutare l'impatto nella madre, nel latte materno e nel bambino durante il primo anno di vita e di correlarlo con alcuni parametri dello sviluppo del bambino", spiega Paola Palanza, docente di biologia applicata all'università di Parma e coordinatrice della ricerca.

Il progetto è stato presentato a Vilnius, in Lituania, in un seminario europeo sulla revisione della legislazione delle sostanze chimiche. Partito a settembre, lo studio "LIFE Milch", che gode di un finanziamento di 1,8 milioni di euro dal programma europeo LIFE, coinvolge accanto all'ateneo sardo anche l'Università di Firenze e l'Azienda sanitaria locale-IRCCS di Reggio Emilia.

Durante la ricerca saranno messi a confronto dati relativi all'esposizione agli interferenti endocrini di donne che allattano in un contesto urbano, come quello dell' Emilia-Romagna, e in un contesto più rurale come quello sardo.

In un secondo momento, sulla base dei risultati dello studio, sarà elaborata una campagna di informazione che, ha precisato la professoressa Palanza, "non intende scatenare allarmismi ma sostenere l'allattamento al seno e prevenire qualsiasi esposizione agli interferenti endocrini delle donne in gravidanza o in allattamento agendo sulle abitudini nutrizionali e di vita".

Successivamente la campagna di informazione sarà estesa alle scuole secondarie.

Uno studio condotto da un altro progetto, "Life Persuaded", concluso alla fine del 2018, ha rilevato livelli misurabili di due interferenti endocrini DEHP e bisfenolo A (BPA), nel 99% dei bambini e nel 77% delle madri analizzate.

L'Ue ha selezionato 564 sostanze chimiche su cui sono necessari ulteriori studi per valutare gli effetti collaterali sul sistema ormonale. Di queste, solo di 66 sostanze è stato provato che possano agire davvero come interferenti endocrini, mentre di 52 c'è solo qualche prova che siano potenziali.

(Unioneonline/v.l.)
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