Disturbi dell'alimentazione: pronta una proposta di legge
Prevista l'istituzione di una rete di servizi socio-sanitariIl ministero della Salute ha stabilito da tempo che i disturbi del comportamento alimentare sono "un'epidemia sociale". Del resto in Italia ci sono tre milioni e mezzo di persone malate e i Dca sono la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. La Regione Sardegna è quasi all'anno zero e non lo sarebbe se nel 2011 fosse stata approvata una proposta di legge (prima firmataria Francesca Barracciu del Pd) che prevedeva "Interventi per prevenire e contrastare i disturbi del comportamento alimentare (DCA). Istituzione della Rete integrata di servizi sanitari per i disturbi del comportamento alimentare".
Ora qualcosa si muove. Giovedì l'assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu ha convocato il primo tavolo di confronto sul Dca e ieri due consigliere del Movimento 5Stelle, Carla Cuccu ed Elena Fancello, hanno presentato una proposta di legge dal titolo "Disposizioni per il contrasto dei disturbi dell'alimentazione" La proposta di legge nasce dalla carenza in Sardegna di strutture sanitarie dedicate con approccio integrato e multidisciplinare e dalla necessità di fornire un adeguato strumento alle famiglie che, finora, hanno dovuto gestire, in totale solitudine ed abbandono delle istituzioni, queste problematiche assurte ad epidemia sociale. Disturbi che colpiscono, sempre più, il mondo adolescenziale e femminile ed in aumento anche in quello maschile. "L'Anoressia e la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata, i disturbi dell'alimentazione non altrimenti specificati determinano gravi compromissioni fisiche, oltre che sociali e relazionali, con esiti a volte drammatici per i pazienti e le loro famiglie, costituendo la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra i giovani", si legge nella relazione", si legge nella relazione di accompagnamento alla proposta di legge. "Il trattamento dei disturbi alimentari richiede strutture e personale specializzato, un approccio interdisciplinare a tutti i livelli di assistenza (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, ambulatorio specializzato, semi residenza, day hospital, ricovero in reparto ospedaliero dedicato, residenza)", ricordano le esponenti pentastellate. Deve garantirsi l'integrazione tra l'aspetto clinico-nutrizionale e quello psicologico, prevedendo un lavoro di equipe formata da psichiatri, psicologi, internisti, nutrizionisti, endocrinologi, dietisti, fisioterapisti, educatori, tecnici della riabilitazione psichiatrica ed infermieri. Preliminare ed essenziale e' il ruolo dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta per intercettare i casi di DA, fare diagnosi precoce ed inviare ai servizi specializzati per attuare un approccio interdisciplinare".
La proposta di legge, prevede l'istituzione di una rete di servizi socio-sanitari della quale fanno parte i presidi sanitari identificati presso le aree socio-sanitarie locali (ASSL) tra i quali otto ambulatori multidisciplinari integrati allocati presso la ASSL di Sassari, Olbia, Nuoro, Lanusei, Oristano, Sanluri, Iglesias, Cagliari e due residenze e semi residenze una nell'area nord e l'altra nell'area sud della Sardegna. Per Cuccu e Fancello, "è necessario investire nella prevenzione con azioni di informazione, di educazione sanitaria ed alimentare coinvolgendo le famiglie, le scuole di ogni ordine e grado, il mondo dello sport. Dovrà esserci un osservatorio per il rilevamento dei dati di progressione o regressione di questa epidemia socio-sanitaria, una formazione continua ed aggiornamento professionale del personale interessato l'aiuto ed il sostegno alla famiglia coinvolta.
L'urgenza di creare una rete di collaborazione tra servizi, istituzioni ed associazioni di familiari", conclude Cuccu, "deve incentivare l'assemblea legislativa sarda a licenziare quanto prima questo testo normativo che concretamente risponde alle emergenze territoriali non più procrastinabili proprio perché non hanno colore politico". Ed è proprio questo l'auspicio: che maggioranza e opposizione lavorino all'unisono per produrre una legge efficace che possa avere i numeri per essere approvata. L'assessore alla Sanità Mario Nieddu annuncia il suo impegno: "La Regione è al lavoro per dare risposte concrete a tante famiglie che vivono un dramma silenzioso, che nel nostro Paese, solo nell'anno precedente, ha causato tremila morti. E sono sempre di più i giovani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Si registrano casi a partire dai nove anni e l'abbassamento dell'età media è un campanello d'allarme che non può essere ignorato", ha detto Nieddu nel corso della riunione del "tavolo" al quale hanno partecipato i responsabili dei centri di riferimento dell'Isola, gli ordini professionali degli psicologi e degli assistenti sociali, il Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, l'Ufficio scolastico regionale, il Coni e la Polizia Postale Oggi i centri pubblici di riferimento in Sardegna sono a Olbia (Serd, Ats), Cagliari (AO Brotzu) e Iglesias, dove è presente l'unica struttura semiresidenziale dell'Isola, me nessuno di questi ha a disposizione Equipe multidisciplinari dedicate. Per questo è importante l'impegno dell'assessore ad "aumentare il numero delle strutture e potenziare l'assistenza. Soprattutto perché, come nota l'esponente della Giunta Solinas, "oggi chi soffre di disturbi del comportamento alimentare, specie nelle fasi acute, è costretto a rivolgersi ai centri fuori Sardegna, con gravi disagi per le famiglie. Un costo sociale altissimo ed un costo economico per il sistema sanitario regionale, gravato dalla mobilità passiva".