L’aumento dei costi di gas e energia, unito ai problemi di carenza di alcune materie prime, hanno innescato negli ultimi mesi un’impennata dei prezzi che riguarda quasi tutti i beni e che interessa tutta la filiera produttiva e arriva a ripercuotersi sulle tasche del consumatore finale. Gas e elettricità infatti sono indispensabili praticamente per tutte le imprese, e c’è da mettere in conto anche l’impennata dei costi dei carburanti indispensabili per la distribuzione delle merci. Per rendersi conto della situazione basta osservare un semplice scontrino della spesa. Ma a fotografare il tutto ci pensano anche i numeri dell’Istat sull’inflazione, quel dato che misura l’aumento dei prezzi al consumo e la conseguente perdita del potere d’acquisto. A febbraio si è registrato l’ottavo mese di crescita consecutiva, arrivando a toccare il +5,7% su base annua. Un valore che in Italia non si registrava addirittura dal novembre 1995.

La stangata

Proprio l’Istat ha confermato che gli aumenti sono legati soprattutto ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+8,3%). Ma gli effetti si propagano praticamente a ogni tipo di prodotto. In particolare, il cosiddetto “carrello della spesa” (beni alimentari, per la cura della casa e della persona) è passato dal +3,2% di gennaio al +4,2% di febbraio. Non va meglio per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,3% a +5,4%).

Tutte percentuali che poi si traducono in euro sottratte al bilancio di ogni famiglia. L’impatto ovviamente varia da caso a caso. Per una coppia con due figli, l’Unione nazionale consumatori ha stimato una stangata da 2.051 euro l’anno, così suddivisi: 1.015 solo per casa, acqua ed elettricità, 486 per i trasporti, 367 per prodotti alimentari e bevande. Addirittura più pessimista il Codacons, che parla di maggiori spese annue fino a 2.275 euro per una famiglia tipo. Lo scenario per le prossime settimane poi è tutt’altro che roseo visto lo scoppio del conflitto in Ucraina. Solo per fare un esempio, Assoutenti lancia l’allarme per possibili rincari del 30% sulla pasta e del 10/15% su pane, dolciumi e prodotti derivati dal grano.

Serie storica

L’impennata dei prezzi in Italia non è uno scenario nuovo, anche se interrompe una lunga serie di anni con inflazione quasi sempre in calo. Il punto più basso nel 2020, anno segnato dalla pandemia, quando ci fu addirittura deflazione: -0,2%. Il picco dell’inflazione risale invece al 1980, addirittura +21,2%.

© Riproduzione riservata