Mattarella si gioca la carta Mario Draghi, l'ultima per evitare un voto anticipato. Si va verso un governo del Presidente, se le forze politiche lo vorranno.

L'ex presidente della Bce (IL RITRATTO) è stato convocato mercoledì mattina alle 12 al Colle, dove il Capo dello Stato gli conferirà l'incarico di formare un governo "di alto profilo" per gestire la grave crisi economica, sociale e sanitaria.

Nel pomeriggio naufragano, sui nomi e sui temi, le trattative dei partiti di maggioranza per dar vita a un governo politico.

Così "le strade sono due", spiega Sergio Mattarella nella sala stampa del Quirinale dopo il colloquio con l'esploratore Roberto Fico, "dare immediatamente vita a un nuovo governo adeguato a fronteggiare la crisi sanitaria, economica e sociale o andare a elezioni anticipate".

Tuttavia, osserva Mattarella, le tre emergenze richiedono "un governo nella pienezza delle sue funzioni e non un governo con l'attività ridotta al minimo".

Mattarella ricorda che dallo scioglimento delle Camere all'insediamento di un nuovo governo sono passati 4 mesi nel 2013, 5 nel 2018, e "non possiamo permetterci in questo momento cruciale un esecutivo con funzioni ridotte". Tutte preoccupazioni che "sono ben presenti nei nostri concittadini", osserva.

Ricorda che a marzo scade il blocco dei licenziamenti il Capo dello Stato, che entro aprile bisogna presentare il Recovery Plan ("Non possiamo permetterci di perdere questa occasione fondamentale per il nostro futuro"), che la pandemia morde ancora e che siamo alle prese con la campagna di vaccinazione.

"In altri Paesi in cui si è votato perché a scadenza naturale della legislatura c'è stato un aumento dei contagi", spiega il Capo dello Stato, rilevando come la campagna elettorale sia occasione di riunioni, comizi e folle che "non possiamo permetterci".

Di qui l'appello: "Avverto il dovere di rivolgere alle forze politiche un appello a sostenere un governo di alto profilo per far fronte con grande tempestività alle gravi emergenze in corso. Conto di conferire al più presto l'incarico per formare un governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili".

Pochi minuti dopo arriva il portavoce Giovanni Grasso e fa sapere che "il Presidente della Repubblica ha convocato per domani mattina al Quirinale il professor Mario Draghi".

REAZIONI - I primi ad accolgiere l'appello di Mattarella sono Matteo Renzi ("Abbiamo ascoltato le sagge parole del presidente della Repubblica Mattarella: ancora una volta ci riconosciamo nella Sua guida. E agiremo di conseguenza", scrive sui social) e Giovanni Toti di Cambiamo ("Bene ha fatto il Presidente Mattarella a mettere fine a un teatrino tanto inconcludente quanto a tratti disgustoso. Ora, come ha chiesto il Capo dello Stato, è il momento della responsabilità. E quando la Repubblica chiama l'unica risposta possibile è: presente!").

Non ci sta Matteo Salvini, che cita su Twitter l'articolo 1 della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo...", scrive.

"Il Presidente valuta più opportuno rischiare un governo che per due anni avrà molte difficoltà a trovare soluzioni efficaci per gli italiani. Noi, invece, pensiamo sia decisamente meglio dare la possibilità agli italiani di votare, per avere una maggioranza coesa e forte", gli fa eco Giorgia Meloni.

Il Pd? "Non resteremo insensibili all'appello del Capo dello Stato. Ma mi ricordo l'esperienza Monti: una grande personalità è un punto di partenza importante ma non è una questione risolutiva se non si forma una maggioranza che sia in grado di accompagnare un processo politico, una cosa che verificheremo nelle prossime ore. Abbiamo già fatto l'errore che con un nome si possa riformare tutto il sistema, non faremmo un regalo a Draghi a riproporre la stessa narrativa", dichiara il vicesegretario Andrea Orlando.

"La nostra gratitudine e la nostra fiducia al presidente della Repubblica. Al professor Draghi un augurio di buon lavoro. L'interesse dell'Italia prima di tutto", twitta invece il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, uno dei più renziani tra i dem.

In Forza Italia alcuni si sono già espressi (Ruffini per il sì a Draghi, Rotondi per il voto), ma la parola d'ordine ora è "aspettare e valutare con gli alleati il da farsi". Di sicuro - riferisce chi ha parlato con Silvio Berlusconi - c'è soddisfazione perché come era prevedibile la maggioranza uscente si è squagliata e una stima per Mario Draghi che è antica, al punto che lo stesso Berlusconi - riferiscono le stesse fonti - ha più volte rivendicato di averlo voluto fortemente alla guida Bce.

Non ha preso posizione neanche il Movimento 5 Stelle. Ma Di Battista poco prima delle comunicazioni di Mattarella ha bollato Draghi come "apostolo delle elites".

IL FALLIMENTO DELLE TRATTATIVE - Nel pomeriggio è naufragato tra veti e controveti il tentativo delle forze di maggioranza di dar vita a un governo politico.

Così Fico alle 20.30 è salito al Quirinale e ha potuto solo riferire al Colle del fallimento del suo secondo incarico esplorativo (anche il primo fallì, sempre a causa di Renzi). "Non ho verificato unanime disponibilità a formare una maggioranza", ha detto il presidente della Camera leggendo uno scarno comunicato.

La rottura l'ha certificata alle 19.40 un tweet di Matteo Renzi: "Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei Niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato", aveva scritto il leader di Italia Viva.

"Renzi aveva fatto richieste sugli assetti di governo ancor prima che fosse dato l'incarico a Conte e poi la rottura inspiegabile", hanno fatto sapere fonti Pd aggiungendo che Renzi voleva scegliere anche i ministri del Pd.

"Da parte di Matteo Renzi sul tavolo c'era solo la questione delle poltrone. Così facendo ha dimostrato chiaramente che questa era la vera ragione per la quale ha provocato la crisi. Poltrone che ha chiesto, contrariamente a quanto sostenuto in questi giorni. Oltre a chiederle, il senatore di Rignano, voleva decidere anche per conto delle altre forze politiche", l'attacco del Movimento 5 Stelle.

"L'obiettivo era ottenere qualche poltrona in più - ha rincarato Vito Crimi -. Non abbiamo ricevuto da Iv nessun tipo di rassicurazione su Conte e abbiamo assistito anche al sindacare sui ministeri degli altri. Chi ha cominciato a mettere veti è Renzi,che ha posto davanti all'interesse del Paese l'interesse ad avere qualche poltrona in più".

"C'erano tutte le condizioni per ricomporre", ha detto invece il vicesegretario dem Andrea Orlando. "Abbiamo modificato la posizione dei 5S sulla prescrizione, volendo si poteva trovare un'intesa anche su Anpal. Ho l'impressione che si volesse questa rottura, dietro c'era un disegno politico. Se era Draghi l'obiettivo perché questa sceneggiata?".

"Anche sui nomi - ha aggiunto Orlando - c'era disponibilità a riconoscere un maggior peso a Italia Viva e a fare qualche sacrificio, ma Iv evidentemente già ipotizzava un'altra alleanza e ha fatto il possibile per far saltare questa, che è l'unica alternativa al centrodestra".

Le trattative si sono incagliate sui temi (giustizia e Mes su tutti) ma soprattutto sui nomi. Renzi voleva fuori il commissario Arcuri, i ministri Azzolina e Bonafede, ma il Movimento 5 Stelle li ha blindati. Giudicate inoltre eccessive da tutta la maggioranza le pretese del leader di Italia Viva, che reclamava tre ministeri "di peso" per Boschi, Rosato e Bellanova.

(Unioneonline/L)

Fico: "Non c'è maggioranza"

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