«Sono certo, pertanto, che il Consiglio Regionale, consapevole della divisione che in questi anni si è prodotta tra istituzioni democratiche e popolo, (ormai l’astensionismo, sintomo di sfiducia, ha raggiunto livelli del 50% e oltre) saprà raccogliere il messaggio della “Pratobello 24”, dei sardi che l’hanno sottoscritta, di questa crescente volontà della gente di Sardegna di identificarsi con la propria storia, con la propria cultura, con la propria terra».

Così Luciano Uras, presidente onorario dei Progressisti, in una nota diramata mentre l’assemblea regionale ha iniziato l’esame del ddl Aree Idonee, sostenuto dalla giunta Todde e proprio dalla maggioranza di centrosinistra, incalzato dall’opposizione e dai comitati promotori della Pratobello 24, che lamentano «mancanza di democrazia» per la decisione di puntare decisi sulla legge regionale sulle rinnovabili, senza prendere in considerazione la proposta di iniziativa popolare contro l’assalto eolico. 

«Sono uno dei 210 mila firmatari di “Pratobello 24” – scrive Uras – e ho sottoscritto quella proposta di legge di iniziativa popolare per il “senso” che ha assunto, più che per il testo».

Quindi Uras spiega le sue ragioni: «Negli ordinamenti moderni, soprattutto quelli che garantiscono ai cittadini interventi di democrazia diretta, esistono istituti rilevanti di partecipazione popolare. Tali istituti sono regolati da disposizioni di rango costituzionale e com’è noto sono, e sono stati, utilizzati dalla gran parte delle formazioni sociali e politiche democratiche, promuovendo mobilitazioni di masse importanti di cittadini-elettori, anche per incidere sul sistema normativo. Sono un esempio, tra i tanti, il referendum del 1974 che ha confermato le norme istitutive del divorzio, e la recente proposta di legge d’iniziativa popolare sul “salario minimo”, sostenuta dal partito democratico e da forze sociali e politiche attualmente all’opposizione del Governo di destra-centro. In Sardegna – è noto a tutti – i 210 mila cittadini elettori che hanno sottoscritto la “Pratobello 24” lo hanno fatto come atto di contrasto all’eccesso di installazioni dei previsti impianti di produzione di energia rinnovabile, e quale strumento di tutela dei valori paesaggistici e naturalistici del territorio della Sardegna. Tanti cittadini-elettori rappresentano un insieme politico, sociale e generazionale molto articolato e significativo della popolazione regionale. Sono 1/7 del popolo sardo, 1/3 dei votanti alle ultime elezioni regionali, non riconducibili, quindi, a nessuna formazione o coalizione partitica, e neppure ad una cultura ostativa di efficaci politiche ecologiste. È una adesione, così imponente, da non poter essere strumentalizzata, che però non può essere ignorata o, peggio, mortificata».

In secondo luogo, prosegue Uras, «il Consiglio regionale, e solo il Consiglio regionale, esercita legittimamente la funzione di legislatore, e ne ha la responsabilità di fronte al popolo sardo. Questo popolo si è di fatto riconosciuto nella difesa del proprio territorio, nella sua bellezza paesaggistica e naturalistica. Il popolo sardo si identifica con la propria terra che riconosce come patrimonio collettivo, come valore identitario inestimabile. Per questo l’ha storicamente difesa dalle speculazioni e dall’abusivismo con rigorose leggi paesaggistico-urbanistiche (vedi il PPR relativo all’ambito costiero), contrasta l’insopportabile abnorme dimensione delle servitù militari e i reiterati tentativi di stoccaggio di scorie nucleari o di rifiuti tossico-inquinanti. Oggi – conclude Uras – la difende contro la speculazione energetica, spinta da documentati interessi finanziari. E se è vero che queste battaglie non sempre sono state di tutti, è vero però che progressivamente sono diventate della maggior parte di noi».

(Unioneonline)

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