La riforma è in vigore, i commissari sono stati nominati, ma l’operatività delle aziende sanitarie stenta a decollare. Dal suo punto di vista, la presidente della Regione ha insistito tanto per avere nomi nuovi alla guida delle Asl con l’obiettivo di arrivare a un cambio di passo. Se i vecchi direttori generali non hanno ottenuto i risultati richiesti – è stato il ragionamento suo e dell’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi – allora meglio rimuoverli. Ora, però, i manager appena insediati si ritrovano senza una squadra su cui contare.

La ragione è che nelle aziende sanitarie una parte importante del lavoro è svolta dai direttori sanitari e amministrativi. Che, però, devono essere ancora individuati. Per il momento restano in carica quelli vecchi che, evidentemente, hanno operato sinora sulla base delle indicazioni dei dg silurati. Non sembra il modo migliore per incominciare, dunque: il rischio di mancanza di comunicazione all’interno della dirigenza è altissimo.

D’altra parte i dodici commissari non hanno molto tempo per provare a risolvere i problemi della sanità sarda. Appena sei mesi, come previsto nella riforma approvata lo scorso marzo. E poter contare su due persone di propria fiducia sarebbe d’aiuto.

Peraltro, la nomina dei direttori amministrativi e sanitari spetta proprio ai commissari. Che, tuttavia, non hanno ancora proceduto, probabilmente in attesa di indicazioni. Ma anche perché non è ancora chiarissimo il metodo da adottare. Bisogna far riferimento a elenchi che la Regione Sardegna non ha? O basta avere alle spalle cinque anni di esperienza da dirigente?

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