Nella sua versione aggiornata, post-rimpasto, la Giunta Pigliaru non crede più alla collaborazione leale con lo Stato. O meglio: crede ancora al principio di lealtà ma si fida meno, e soprattutto ha capito che senza mostrare i denti non si ottiene granché. Il discorso programmatico del governatore in Consiglio regionale, in occasione della presentazione dei nuovi assessori, conferma questo scatto reattivo, per altro già emerso negli ultimi mesi. La parola magica che lo determina è: accantonamenti.

È un concetto tecnico ma si può tradurre in soldoni (e stavolta non è un modo di dire): quasi 700 milioni che il governo nega alla Sardegna. «Su vari fronti, le risposte arrivate dal governo sono state insufficienti. Dal cantiere della Maddalena alla chimica verde», confessa ai consiglieri. «Abbiamo perciò aumentato la pressione sui nostri interlocutori politici e su quelli che, come l'Eni per Porto Torres, possono aiutarci a chiudere quelle vertenze». E non finiscono qua i motivi di delusione: «Speravamo in una ripresa dell'economia, che non c'è stata, ma anche in un sostegno più deciso delle politiche nazionali per l'occupazione», prosegue Pigliaru. «Queste ultime hanno aiutato solo in minima parte le nostre iniziative sul fronte dell'inclusione sociale».
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