Si è chiuso, come era ampiamente prevedibile, con un nulla di fatto il primo giro di consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo.

"Nessun partito e nessuno schieramento dispone da solo dei voti necessari per formare un governo e sostenerlo, e in questi due giorni di consultazioni non è emersa alcuna intesa per formare una coalizione che possa avere una maggioranza in Parlamento", ha detto ieri il presidente Mattarella al termine dei colloqui.

"Farò trascorrere qualche giorno di riflessione - ha aggiunto - anche sulla base delle esigenze delle forze politiche che hanno bisogno di più tempo. Ora i partiti hanno qualche giorno di riflessione per valutare convergenze programmatiche, è indispensabile che vi siano delle intese".

Un'intesa bloccata dai veti incrociati, dall'Aventino del Pd e dalla pretesa di Luigi Di Maio di fare il presidente del Consiglio. Queste in sostanza le posizioni espresse dai principali partiti.

M5S - I pentastellati vogliono sottoscrivere un contratto di governo con la Lega o con il Pd, e mettono il veto su Forza Italia e Silvio Berlusconi. Pretendono che il premier sia Luigi Di Maio, in virtù del 32% abbondante ottenuto il 4 marzo. Ieri il capo politico M5S ha aperto anche a Matteo Renzi, specificando che "non vuole spaccare il Pd", quindi non è più necessario che al tavolo si sieda un partito "derenzizzato". Di Maio ha inoltre ribadito, per rassicurare il capo dello Stato i governi esteri e - chissà - anche il Pd, che "con noi l'Italia resterà alleata dell'Occidente nel Patto atlantico, nell'Unione Europea e monetaria". Inoltre, tra Lega e Pd, pare che i 5 Stelle preferiscano i dem: a meno che non sia un caso il fatto che, quando Di Maio cita le due alternativa, cita per primo sempre il Pd.

FORZA ITALIA - Se i pentastellati mettono il veto su Forza Italia, Forza Italia lo mette sui 5 Stelle. Berlusconi nel colloquio con Mattarella ha scandito un forte no a governi populisti e ribadito che il governo dovrà partire dal centrodestra che ha vinto le elezioni e da Salvini premier. L'ex premier si è detto inoltre disponibile a "soluzioni serie e credibili in sede europea con presenze di alto profilo". Ovvero a un governo del presidente con l'appoggio di tutte (o quasi) le forze politiche.

LEGA - Salvini ha chiuso all'eventualità di un incarico esplorativo per lui, definendolo "inutile". Teme di bruciarsi, come successo a Bersani cinque anni fa. "Lavoriamo per un governo che duri almeno cinque anni: continuerò a incontrare tutti, ma andiamo in Parlamento solo se abbiamo numeri certi", ha detto al capo dello Stato. Il suo obiettivo è dare al Paese un governo di centrodestra con l'appoggio dei 5 Stelle, ma deve scontrarsi con i veti incrociati di Di Maio e Berlusconi. "Se non ci sono numeri certi si torna al voto", ha ribadito. E proprio la Lega e i 5 Stelle sono quelli che, stando alle rilevazioni post voto, avrebbero meno da temere da un ritorno alle urne.

PD - I dem hanno ribadito la loro posizione: "Chi ha vinto le elezioni governi", ha detto Maurizio Martina a Mattarella. "L'esito del voto - ha aggiunto - non ci consente di formulare ipotesi di governo che ci riguardino". In realtà tra i dem cresce sempre di più la fronda di chi con i pentastellati ci vuole almeno dialogare. Non solo gli esponenti della minoranza di Orlando (aperto al dialogo anche se ritiene ci siano poche probabilità) e di Emiliano (che chiede addirittura un appoggio esterno al governo Di Maio), anche diversi esponenti della maggioranza di partito, pronti a staccarsi da un Renzi che vuole continuare a essere protagonista. Il maggiore ostacolo a un dialogo tra le due forze sembra essere sempre lo stesso: la pretesa di Di Maio di diventare presidente del Consiglio.

Tra veti incrociati e imposizioni dunque la strada verso la formazione del governo si fa sempre più in salita. I partiti si parleranno in questi giorni, prima del secondo giro di consultazioni che Mattarella ha convocato per la prossima settimana. Gli unici due partiti che non si scambiano veti a vicenda sono Lega e M5S, ma l'alleanza tra le due forze deve superare due ostacoli: Salvini non vuole mollare Forza Italia, Di Maio la premiership.

(Unioneonline/L)

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