No ai monolocali di 20 metri quadri, Salvini contro il Consiglio regionale: «Scelta sbagliata, sardi penalizzati»
Il ministro, padre del Salva Casa, critica le decisioni sull’adeguamento della norma nell’Isola: «Non sono loculi abitativi, danno una risposta alla crescente necessità di alloggi»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In Sardegna non è concessa l’abitabilità ai monolocali di 20 metri quadri, la superficie minima resta 28. Questo ha deciso la commissione Urbanistica del Consiglio regionale che nei giorni scorsi ha dato il primo via libera all’adeguamento in chiave sarda del decreto legge nazionale “Salva Casa”, che permette di sistemare le difformità delle abitazioni, se non sconfinano in abusi edilizi. Una scelta che non piace al padre di quella norma, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Mentre l’iter sardo è ancora in corso (l’approvazione dell’Aula è attesa per la fine del mese, primi di giugno al massimo) il numero uno del Mit critica le scelte del palazzo di via Roma.
Il leader della Lega esprime «forte perplessità in merito alla decisione della Sardegna di non recepire integralmente le disposizioni del Decreto sulle misure minime di abitabilità per i monolocali. Questa scelta, manifestata nell'esclusione di tale norma dal Disegno di Legge regionale per il riordino dell'edilizia e dell'urbanistica», sostiene Salvini, «appare un errore strategico che rischia di penalizzare i cittadini sardi e di creare ingiustificate disparità territoriali».
Il ministero sottolinea come la norma nazionale «non intenda promuovere "loculi" abitativi, ma fornire una risposta pragmatica e necessaria alla crescente domanda di alloggi flessibili e accessibili, soprattutto nei contesti urbani dove i costi immobiliari sono elevati, garantendo in ogni caso il rispetto delle stringenti condizioni previste dal legislatore nazionale a garanzia della sicurezza, dell'igiene e della salubrità degli edifici interessati».
Si tratta, in sostanza, «di una misura pensata per giovani lavoratori, studenti e single, che consente di valorizzare il patrimonio edilizio esistente, limitando il consumo di nuovo suolo».
La conseguenza della decisione del Consiglio regionale è una «mancata apertura a un'offerta abitativa più diversificata e accessibile», che in Sardegna «rischia di accentuare le disparità territoriali e di penalizzare i cittadini sardi, isolando la regione da un processo di flessibilizzazione degli standard dimensionali ormai riconosciuto come necessario a livello nazionale».