La maggioranza che sostiene il governo Conte trova la quadra sul Mes, ma sul Recovery Fund e la legge di bilancio deve fare i conti con i dubbi di Italia Viva, che minaccia addirittura la crisi.

Sul Meccanismo europeo di stabilità (CHE COS'E') è stata raggiunta l'intesa soprattutto nel Movimento 5 Stelle e in Italia Viva: l'Aula della Camera ha dato il via libera alla risoluzione di maggioranza con 314 voti a favore, 239 contrari e 9 astenuti.

La maggioranza perde invece voti sulla parte "scorporata" che impegna il governo "a finalizzare l'accordo politico raggiunto all'eurogruppo e all'ordine del giorno dell'eurosummit": in questo caso sono stati 297 i voti a favore, 256 i contrari e sette gli astenuti.

L'APPELLO DI CONTE - "Il governo ha bisogno della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue - era stato l'appello del premier Giuseppe Conte nelle sue comunicazioni alla Camera -. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz'altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi".

"Spesso ho rivolto un appello all'opposizione e in alcuni passaggi ho trovato ascolto. Il tavolo del confronto rimane sempre aperto", ha aggiunto.

I GRILLINI DISSIDENTI - A dire di no i deputati M5S Andrea Colletti, Pino Cabras, Fabio Berardini, Alvise Maniero, Maria Lapia e Francesco Forciniti: "Votare sì vuol dire votare contro Conte e contro il Paese, la nostra è una scelta di coerenza", è uno dei concetti che, ognuno di loro, ha sottolineato nel proprio intervento. Tutti gli interventi sono stati accolti da fragorosi applausi da parte dei deputati della Lega.

IL RECOVERY FUND - Alta la tensione sul Recovery Fund (IL PIANO). I renziani infatti minacciano voto contrario, se non verrà ripensata la modalità di gestione del piano da 196 miliardi di euro, che Conte vuole affidare a una task force, bocciata invece dai parlamentari dell'ex premier ed ex segretario Pd, pronti a non votare la legge di Bilancio e con i ministri di Iv pronti invece a dimettersi e a innescare la crisi.

"La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone - ha detto Renzi a proposito della task force sul Recovery Fund - ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì", ha quindi avvisato l'ex presidente del Consiglio.

Concetto ribadito da Elena Bonetti, ministro della Famiglia in quota Italia Viva. "Io sarei pronta a dimettermi nel momento in cui non avrei più la possibilità di rispondere al giuramento che ho fatto. Ho giurato sulla Costituzione Italiana che prevede un processo democratico che deve essere tutelato e mantenuto. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento, anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi", ha detto Bonetti nel corso di un'intervista in Radio.

Pronta la replica di Francesco Boccia, ministro degli Affari regionali: "Se ne assumerà le sue responsabilità, come il suo partito. Credo molto nell'alleanza tra la sinistra, il M5S e i partiti che ci credono. Chi non ci crede più - ha ripetuto Boccia - se ne assume la sua responsabilità".

Il Recovery Fund è stato criticato anche da molte realtà della Sardegna, che chiedono interventi strutturali e non semplice "assistenzialismo" nella destinazione dei fondi. Con questi ultimi, la Regione ha annunciato nei giorni scorsi anche interventi contro il dissesto idrogeologico, per un totale di 378 milioni di euro.

(Unioneonline/l.f.-D)

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Recovery fund: "Sardegna esclusa" (video di M.Pili):

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