«Aspettiamo il riconteggio poi vediamo cosa fare, mi pare che si stia assottigliando lo scarto, le cose sono andate meno peggio di come sembrava». Il caso Sardegna arriva fino al Canada. Perché le parole tra virgolette sono di Giorgia Meloni e le ha pronunciate a Toronto, dove la presidente del consiglio dei ministri – e leader di Fratelli d’Italia – si trova in queste ore in missione istituzionale, dopo la visita a Joe Biden alla Casa Bianca. 

La fiducia sul ribaltone quindi è a mille: il centrodestra che ha candidato Paolo Truzzu  nutre la speranza di sovvertire l’esito emerso dal primo spoglio delle schede dopo la chiusura delle urne il 25 febbraio, che dava per vincente la candidata del Campo Largo, Alessandra Todde,  di circa 2400 preferenze. 

La dichiarazione di Meloni, causa fuso orario,  arriva al termine di una giornata, la sesta al limite del surreale, durante la quale le commissioni elettorali hanno lavorato sulla verifica delle schede di 19 sezioni che non hanno saputo fornire una risposta al termine del lavoro degli scrutatori. Mentre i conti non tornano nemmeno su quale sia il monte voti al centro della contesa. 

Il battibecco 

A Cagliari le schede contestate sono appena 57. Lo dice il sito istituzionale del Comune. Le nulle 1012. Dati ufficiali. Tra i pochi che possono dirsi certi  in questi giorni. Perché di numeri, presunti, ne stanno circolando a bizzeffe. E succederà fino a quando la Corte d’Appello non metterà il sigillo finale sull’esito e decreterà un vincitore. 

Dallo staff  di Todde oggi è arrivata una dichiarazione: «La destra non potrà mai ribaltare il risultato». Frase accompagnata da una serie di indicazioni numeriche sui voti dai seggi oggetto di verifica. Il punto è che non tornavano i conti nemmeno sulle sezioni. 

Tanto che nel pomeriggio è arrivata la replica dall’entourage opposto, quello di Truzzu: «Consigliamo allo staff della Todde di stare sereno perché se i dati saranno quelli che loro raccontano vinceranno oppure, in alternativa, vincerà qualche altro».  

Lite sui numeri 

A sinistra stimano un vantaggio di 1400 preferenze, comunque ridotto di oltre 1000 rispetto all’esito dato per buono la notte del 26 febbraio.

Dal centrodestra fanno sapere che il divario invece sarebbe sceso a 800. O anche seicento: dipende da chi è l’interlocutore. In più le schede contestate, sempre secondo la stessa coalizione,  sarebbero alcune migliaia in tutta l’Isola. Certo, anche su quella sponda sanno che in ogni caso non sarebbero tutte a favore di Truzzu.

Ma vista l’esiguità del distacco con la presidente in pectore, Alessandra Todde, mai la speranza può essere  data come ultima a morire come in questo caso. Ne sanno qualcosa i candidati consiglieri del centrodestra che, secondo il quadro attuale, sarebbero fuori dall’aula di via Roma  per il mancato premio di maggioranza, che va al capo della coalizione che ha preso un voto più dell’avversario. E a quanto pare ci conta anche Giorgia Meloni. 

© Riproduzione riservata