Tanto cuore e poco altro: il commento del 27 ottobre 2025
Di Enrico PiliaUn’ora prima della partita rischi di sbandare quando leggi la formazione del Cagliari. Un’ora dopo sei lì, a rivedere il film della gara e ti chiedi come sia potuto accadere che dopo un’ora quasi imbarazzante di calcio masticato, anche male, puoi risorgere e portartela a casa che neanche al Superenalotto dei giorni migliori. Col cuore e poco altro. Il Cagliari le stava prendendo da una squadra mediocre, in evidente difficoltà, che ha avuto perfino la possibilità di allestire un secondo gol in stile Manchester City, calcio verticale in velocità e gol, agevolato da un errore difensivo dopo l’altro.
Il signor Pisacane, che aveva in mente un’altra “finale” in programma giovedì sera alla Unipol Domus col Sassuolo, si era presentato una formazione tutta sua, con uno dei guerrieri della Primavera nel punto nevralgico del campo e un paio di senatori e presunte stelline accomodati in panchina. Proprio nel giorno degli assenti, perché, leva Belotti che rivedremo chissà quando, l’allenatore non poteva disporre di Mina e Deiola, in questo momento due pilastri insostituibili.
Il Cagliari ha sbandato, ha preso un gol per tempo e non ha quasi mai impensierito il Verona, che non vince nel suo stadio da febbraio e aveva segnato, fino al pomeriggio thrilling di ieri, un gol su azione e uno su rigore. Con una vittoria nelle ultime sedici partite. Il Cagliari, sostenuto da seicento straordinari tifosi, ci ha messo un bel po’ a capire cosa fare per non tornare a casa con la testa fumante di rabbia. Provarci poteva essere una soluzione, se non altro per il calo degli avversari e per quella ventata di freschezza arrivata dalla panchina.
Poter cambiare cinque giocatori, nel calcio del XXI secolo, significa poter rivoluzionare la formazione ma anche, in certi casi, ribaltare uno scenario perché che qualcosa non ha funzionato. A Verona il Cagliari da battaglia, quello che col Bologna nel finale non aveva prodotto punti, questa volta ha funzionato, grazie al livello che si è indubbiamente sollevato e quella sfacciataggine che fa parte del bagaglio di Pisacane.
Non tutte le provinciali possono pescare dalla panchina Adopo, Felici, Luvumbo e Pavoletti, lasciando seduti Luperto ed Esposito. E allora sì che te la puoi giocare e tamponare quella doppia falla, andando all’assalto dopo quell’inguardabile primo tempo e cancellando una situazione apparentemente senza uscita. La rete di Idrissi, che il laterale sadalese sognava da bambino, ha aperto una rimonta chiusa da un gol di Felici ben oltre il novantesimo. Ma sono state le parate di Caprile, per il quale non esistono più aggettivi, a evitare un dopo gara che sarebbe stato bello caldo.
Enrico Pilia