L ’inchiesta di Bergamo sul Covid ha l’effetto di riportarci indietro di tre anni, con tutto quello che non sapevamo. Non c’erano i tamponi, e in tanti dicevano che comunque non servivano. Pure le mascherine ci avevano fatto credere non proteggessero quando in realtà non ne avevamo, come i farmaci, le cure, figurarsi i vaccini. Non ci era rimasto altro fa dare che chiuderci in casa, come ai tempi della peste e di tutte le epidemie che ciclicamente hanno distrutto mezzo mondo. Ma non subito. Chi non ricorda? “È solo una banale influenza”.

E c’era chi litigava con parenti, amici e colleghi. Ma siccome siamo nel terzo millennio, la scienza ha viaggiato veloce e ne siamo usciti fuori, pur con tanti morti, quasi duecentomila in Italia. Ecco: davvero oggi dobbiamo cercare i colpevoli ai quali attribuire non tutti, ma almeno quei morti - 4.185 dice il multiplayer consulente della Procura di Bergamo - che si sarebbero potuti evitare se solo si fosse chiuso prima?

Non è la prima volta ma questa vicenda mette bene in evidenza come nel nostro Paese l’unica responsabilità ancora attribuibile – in teoria - sia quella penale. E allora tutto si risolve con una bella denuncia e poi la giustizia faccia il suo corso. Dimenticando che, a differenza della responsabilità politica o amministrativa, quella penale - per fortuna - ha maglie strette, e arrivare a una condanna per reati che hanno a che fare con la salute pubblica non è facilissimo.

Il reato contestato al presidente del Consiglio, al ministro della Salute, al presidente della Regione Lombardia, ai componenti del comitato tecnico-scientifico, insomma, a tutti quelli che tre anni fa hanno dovuto prendere le decisioni davanti a un virus che nessuno conosceva, per come è strutturato l’articolo 438 del Codice penale qui si direbbe addirittura impossibile: «Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l'ergastolo». Questo in caso di dolo, ossia quando c’è la volontà di diffondere germi. Ma anche nel caso colposo arrivare a una condanna è complicato: la giurisprudenza è costante nel prevedere “una condotta commissiva a forma vincolata”. In altre parole, il reato è caratterizzato da un agire unicamente commissivo, cioè un’azione con una modalità specifica: la diffusione di germi patogeni. Commettere, non omettere. E commettere con la modalità indicata dalla legge: principio di legalità.

Arduo sostenere che Conte, Speranza, Fontana etc abbiano messo in atto azioni per diffondere germi patogeni quando non hanno decretato la zona rossa per Alzano e Nembro, salvo chiudere l’Italia intera una settimana dopo. È innegabile che tutte le scelte sono state prese dopo una valutazione di carattere politico. E la politica era chiamata a bilanciare due interessi: quello sanitario, sicuramente prevalente, e quello economico, non meno importante, peraltro in un momento in cui le conoscenze sul Covid 19 erano minime.

C’è da chiedersi chi d’ora poi, davanti allo spettro di un’inchiesta penale, vorrà far parte di un comitato tecnico-scientifico chiamato a dare indicazioni alla politica. Il procuratore di Bergamo ha detto che si doveva dare una risposta ai cittadini e il materiale raccolto servirà per valutazioni non solo giudiziarie ma scientifiche, epidemiologiche, di sanità pubblica, sociologiche e amministrative. Bene. Ma, quando le persone coinvolte nell’inchiesta penale saranno prosciolte, queste avranno passato anni scanditi da udienze, perizie, avvocati, spese, stress. Chi ne risponderà? Se è sacrosanto che i cittadini hanno diritto di sapere, è altrettanto vero che le indagini epidemiologich e e sociologiche non possono essere lasciate alla magistratura. Eccolo il vulnus di questa inchiesta, destinato a restare se i cittadini che continueranno a non avere risposte dalla politica non potranno che rivolgersi alla magistratura. Questa agirà con i suoi mezzi e i suoi poteri che sono certamente invasivi ma, al momento di tirare le somme, è bene sottolinearlo, sono anche molto rigorosi. Prima di arrivare alla condanna di una persona saranno valutate tutte le circostanze, proprio perché la responsabilità penale è altro rispetto alla responsabilità politica o amministrativa. Il risultato finale sarà la possibile delusione dei familiari delle vittime. Tutto questo si tradurrà in un brutta figura della magistratura che per l’opinione pubblica non avrà avuto il coraggio di condannare i potenti. Ma forse non era questo quello che volevamo.

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