F inalmente l’ordinamento giuridico sovranazionale mostra di reagire alle atrocità in atto in Ucraina. Finora, per oltre un anno, la giustizia era rimasta impassibile, anzi, molti Paesi avevano girato la faccia dall’altra parte, pochi si sono offerti di aiutare a difendersi l’Ucraina, qualcuno addirittura giustificava l’invasione armata di un Paese sovrano, anche se ciò integra il crimine internazionale di aggressione. Ora l’ordine giuridico mondiale ha avuto un soprassalto di legalità e, in attesa del processo e salva la presunzione di innocenza, ha dimostrato che Putin non gode di immunità.

I l nuovo Zar è imputato come criminale di guerra che viola il diritto internazionale. In teoria sarebbe competente a giudicarlo anche il Tribunale speciale dell’Onu, ma non può procedere senza l’avallo del Consiglio di sicurezza, dove la Russia oppone il suo diritto di veto: le Nazioni Unite si sono limitate a condannare l’invasione dell’Ucraina, con una risoluzione votata con 141 voti a favore, 7 contrari e 32 astenuti, compresi quelli di Cina e India.

Invece, la Corte penale internazionale dell’Aja può procedere penalmente, anche se né la Russia né l’Ucraina hanno ratificato il trattato di Roma del 1998 che l’ha istituita, perché l’Ucraina si è vincolata a cooperare con la Corte penale internazionale, accettandone la giurisdizione con due dichiarazioni del 2014 e del 2015; perciò la Corte ha deciso sulla procedibilità per i reati di deportazione di minori commessi nel Donbass, puniti con pene fino all’ergastolo, contro il Presidente russo Putin e contro la commissaria per l’infanzia Maria Belova, l’organizzatrice della deportazione di minori dai territori ucraini occupati in Russia. La Camera preliminare della Corte ha poi accolto le richieste di arresto della Procura, emettendo il mandato di arresto, firmato da tre giudici della Corte, che contiene una motivazione dettagliata a sostegno del provvedimento coercitivo. Esso ricostruisce il piano per il trasferimento di bimbi e ragazzi, i viaggi a bordo degli aerei militari, i rastrellamenti in scuole e orfanotrofi, la falsificazione dei documenti. Un progetto criminale che - evidenziano i giudici - inizia nel maggio scorso, poche settimane dopo l’invasione dell’Ucraina, con la firma di Putin sul decreto che prevede procedure semplificate per riconoscere d’urgenza la cittadinanza russa ai minori strappati alle proprie famiglie dopo l’invasione e deportati (6 mila secondo il rapporto dell’Onu, 16 mila secondo Kiev, mentre i giudici dell’Aja hanno raccolto prove per circa 600 casi). Negli atti si parla in maniera esplicita di «persone trattate come un bottino di guerra».

Il mandato di arresto è solo il primo atto di un’indagine che potrebbe portare a nuovi provvedimenti nei confronti di altri soggetti, militari, funzionari governativi, direttori degli orfanatrofi russi che hanno partecipato alla deportazione dei minori occupandosi di prelevarli, trasferirli, in alcuni casi falsificare i documenti per affidarli alle nuove famiglie. Il mandato d’arresto internazionale non ha soltanto un valore simbolico, come è stato affermato, ma un preciso valore giuridico perché ha effetto vincolante per i 123 Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, per cui essi sono giuridicamente obbligati a dargli esecuzione, nel caso gli imputati vi mettessero piede e anche altri Paesi, che non hanno ancora ratificato quel trattato, possono arrestare e consegnare i ricercati russi alla Corte dell’Aja.

L’arresto del leader russo e della commissaria per l’infanzia è atto necessario per il processo perché lo Statuto della Corte penale internazionale non consente un dibattimento in assenza dell’a ccusato. I reati giudicati dalla Corte sono imprescrittibili, per cui il loro arresto può avvenire a distanza anche di molti anni, come accaduto ad altri criminali di guerra, a partire dai nazisti per continuare con l’ex presidente jugoslavo Miloševic, l’ex leader liberiano Taylor, l’ex presidente serbo Karadžic, con Mladic, il “boia di Srebrenica”, l’ex presidente del Sudan al-Bashir, tutti arrestati e condannati dopo diversi anni per crimini di guerra o contro l’umanità o l’ex presidente della Costa d’Avorio Gbagbo, arrestato e poi assolto dalla Corte penale internazionale.

In attesa del processo, che non impedisce intanto una giusta pace, la giustizia sovranazionale ha così ribadito che nessuno è al di sopra della legge: per ora Putin ha già perso la libertà di muoversi liberamente.

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