I l recente successo del documentario in più puntate dedicato da Netflix a Wanna Marchi ci fa riflettere sulla fenomenale similitudine tra l’avvento delle Tv private - che dagli anni Ottanta in poi rivoluzionarono le nostre vite - e l’ancor più plateale invasione da parte dei social network, che non si limitano a entrarci in casa attraverso la magica scatola del televisore, ma ci seguono ovunque andiamo, insieme ai nostri smartphone.

U n nuovo mucchio selvaggio di personaggi, proposte e contenuti fra i quali possono nascondersi truffe e inganni. Ma andiamo per gradi. La definizione di “mucchio selvaggio” riferita alla strabiliante, ma vera storia della televisione locale in Italia è da attribuirsi a due acuti giornalisti, Sandro Piccinini e Giancarlo Dotto che hanno studiato il fenomeno di quei nuovi avventurieri che - con pochi mezzi e smodate ambizioni - sono riusciti a entrare nelle nostre case, a sedurci, a raggirarci e, talvolta, anche a truffarci grazie al fenomeno delle televendite: che inizialmente proponevano l’acquisto di oggetti, opere d’arte (magari false), creme dimagranti, elisir di lunga vita; ma, poi, col tempo, hanno cominciato a proporci anche l’impalpabile: i numeri da giocare a lotto, la fortuna, i talismani, i rimedi contro il malocchio.

Ma qual è la differenza fra le invasioni barbariche di allora e quelle odierne? La mancanza di mediazione che per decenni ha permesso ai teleimbonitori di far leva sui più ingenui e sui più vulnerabili non è forse la stessa che si riscontra oggi nel marasma di nuovi avventurieri che, sempre con pochi mezzi e smodate ambizioni, attraverso questo o quel canale social, acquisiscono un proprio pubblico quantificabile ed enumerabile? Un pubblico affascinato dalla loro personalità, e pronto a credere in tutto ciò che sentono.

Ecco che chiunque - senza alcuna reale esperienza, senza alcun titolo di studio e con il solo fine bulimico di acquisire una popolarità sempre maggiore – può improvvisarsi dietologo, psicologo, esperto in questioni amorose, poeta, scrittore, personal trainer e chi più ne ha ne metta. I social network straripano di questi personaggi: che pontificano, semplificano, illudono e si servono del loro fascino per sedurre i più vulnerabili e vendere ai più facilmente influenzabili qualcosa, un libro, un corso online, un prodotto. La differenza sta nel fatto che le Tv private d’un tempo erano in numero limitato. Al contrario, i guru che spopolano sui social di oggi sono un’infinità. Sono loro che propongono ai nostri figli e ai nostri nipoti modelli di vita improvvisati, quasi sempre basati sull’ambizione, sulla superficialità e sulla bellezza esteriore.

Il risultato è una disarmante semplificazione. “Non ti ha risposto? Non scriverle più: non ti merita”. “Sei depresso? Ecco tre cose che ti faranno stare meglio”. Tutto semplice. Tutto facile. Come le creme dimagranti delle televendite d’un tempo.

Anche online basta poco per vendere illusioni, speranze e facili soluzioni a problemi complessi. Ma queste illusioni si scontreranno presto con la complessità di una realtà poliedrica che non è regolata da slogan e semplicismi. La conseguente delusione è molto simile a quella generata dai televenditori di un tempo. Così come questa o quella crema dimagrante non aveva un grande effetto, anche i consigli dei nuovi social-imbonitori non produrranno quasi mai risultati significativi o duraturi.

E la storia si ripete. Ma questa volta l’invasione è più subdola e più efficace: perché più capillare. Salv arsi, dunque, sarà molto più difficile e molto più arduo di un tempo.

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