I social network hanno aumentato esponenzialmente il numero di individui con i quali entriamo in contatto ogni giorno, ma hanno anche frammentato la profondità di molte relazioni che, ormai, cominciano e finiscono in un click. Già i filosofi dell’antica Grecia avevano scoperto la fondamentale importanza della dialettica, ovvero l’arte del dialogare e del discutere con la finalità di liberarsi da ciò che è ipotetico per raggiungere il principio stesso delle cose e allontanarsi da ciò che Platone definiva “il pantano barbaro dei sensi e della materia”.

I l benessere di una società dipende anche dalle abitudini che regolano l’interazione fra gli individui. Oggi, le consuete dinamiche relazionali sono state sottoposte a un’accelerazione esorbitante che lo scrittore Salvatore Mannuzzu già definiva “spaventosa” 15 anni fa. L’esito è una superficialità emotiva dilagante, un imbarbarimento delle interazioni, sempre più abbondanti nel numero, ma sempre meno profonde e significative.

Qualche tempo fa, in treno, ho incontrato un personaggio molto famoso. In seguito a un infortunio al piede stava andando a fare una seduta di fisioterapia. Durante la nostra chiacchierata, questo ragazzo ci ha tenuto a precisare che su Instagram lo seguivano un’infinità di persone e che riceveva migliaia di messaggi dai suoi fan. “Li leggi tutti, questi messaggi?” “No. Non ne leggo quasi nessuno” mi ha risposto. E ha aggiunto che la quantità dei messaggi ricevuti quotidianamente era, per lui, un semplice indice numerico per valutare, nel tempo, l’andamento della sua popolarità.

Fate attenzione. Stiamo parlando di numero dei messaggi: e non del loro contenuto, né della dialettica che una loro attenta lettura avrebbe potuto generare. Gli ho chiesto: “Ma perché la gente continua a scriverti sapendo che non rispondi?” E lui mi ha spiegato che il non rispondere, ormai, è diventata una risposta più che esaudiente! Si riceve un invito a cena o la richiesta di una cortesia? Si risponde solo se si è interessati. Così si evitano il confronto e la spiacevolezza di dover declinare, ci si sottrae alla possibile insistenza dell’interlocutore e, soprattutto, all’odiosa circostanza di perder tempo in spiegazioni.

È la rinuncia alla dialettica e al dialogo. E quando le relazioni imbastite online non soddisfano più, le si può interrompere in un click. E con ulteriore click si può unilateralmente impedire a qualunque persona di poterci contattare online in futuro. La si taglia fuori, insomma: così, da un momento all’altro, in un carosello di affetti provvisori e di passioni diluite che si reggono, per lo più, sul meccanismo della reciproca ostentazione e sulla rassicurante pratica di elargirsi una facile approvazione fatta di “like” o di faccine sorridenti.

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