C hatGPT è di nuovo accessibile dall’Italia. OpenAi (l'azienda a cui si deve il famoso chatbot) e il Garante della Privacy hanno raggiunto un accordo e gli italiani potranno di nuovo tornare a interrogare l’intelligenza artificiale.

Nelle scorse settimane, la sospensione di ChatGPT nel nostro Paese era avvenuta contemporaneamente ad altre due polemiche: il bando alla produzione della cosiddetta carne artificiale in Italia e la stringente regolamentazione dell’uso di farine di insetti. È un terzetto di temi apparentemente periferico rispetto alle questioni della politica, ma fortemente segnaletico. Ci era valso, non a caso, un articolo sul Guardian che bollava l’Italia come un Paese retrivo. Se quell’articolo rientrava in parte anche nel gioco della polemica politica britannica (il governo di Giorgia Meloni, come si è visto anche questa settimana, è in sintonia con quello di Rishi Sunak), nondimeno segnalava qualcosa di vero, e che deve forse farci riflettere.Fa impressione che la prima reazione della politica italiana innanzi a qualsiasi cosa nuova sia: no. Ci sono, com’è ovvio, motivazioni molto concrete. A realizzare beni e servizi in modo “tradizionale” sono imprese che già esistono, e che pertanto possono esercitare una qualche influenza sulla politica. La lobby degli agricoltori è forse la più potente del Paese, oggi, e si fa sentire sia che governi la destra sia che governi la sinistra: c’era quest’ultima, al governo, quando si decise di proibire le colture Ogm.

M a, a ben vedere, perché gli agricoltori dovrebbero essere aprioristicamente contrari a ogni innovazione, quando magari queste ultime possono contribuire a renderli più produttivi?Attenzione: sostenere che la porta debba rimanere aperta alle innovazioni non significa pensare che esse facciano sempre e comunque al caso nostro. Ci sono però tante sfumature fra l’entusiasmo e la proibizione. La questione non è tanto che si desideri (per esempio) ponderare gli impatti di certe novità sulle produzioni, oppure che ci si ponga il problema dei rischi per la salute. Il punto è che la presenza di alcuni rischi, che ci sono sempre, basta per negare che vi possano essere anche dei benefici e che anziché coltivare speranze o dubbi sia meglio farla finita immediatamente, e isolare per quanto si può il nostro Paese dall’influsso di novità pericolose. Un atteggiamento che nel caso degli Ogm ci è costato in termini di competitività della nostra agricoltura, ma ci ha dato l’ebbrezza di riempire gli alimenti che consumiamo di etichette “senza Ogm”, anche nei casi in cui era persino difficile immaginare perché avrebbero dovuto esserci.La motivazione addotta più di frequente per questo conservatorismo epidermico è che siamo un Paese vecchio. Ed è innegabile. Ma i più anziani fra gli italiani sono anche gli unici a ricordare tempi nei quali l’Italia stava, faticosamente, costruendo ricchezza anche per le generazioni successive, grazie a duro lavoro, voglia di fare e anche capacità di innovazione. Oggi che la mascherina non è più obbligatoria neanche in ospedale capita spesso di incontrare persone che ancora la indossano, anche camminando nella più serena solitudine, e si tratta sovente di giovani. Cioè di coloro che tendenzialmente meno rischiavano e rischiano di avere sintomi preoccupanti, in caso di Covid.Ciascuno è giustamente libero di regolarsi come meglio preferisce, per quel che riguarda la sua salute. Nello stesso tempo, un Paese proiettato verso il futuro ha bisogno di un certo grado di interesse e curiosità per quel che è nuovo e di una certa propensione al rischio. In linea ipotetica, è vero che si può temere l’influenza ma lanciarsi allegramente con il paracadute, come è possibile avere il coraggio di lanciare una nuova impresa e rimanere pietrificati sulle giostre al Lunapark. Ma sono casi rari.

Perché siamo arrivati ad avere così tanta paura del futuro? E quali sono gli effetti di questi timori, nella nostra economia e nella nostra società? Sono domande che chi ci governa si dovrebbe fare. Una grande nazione, per usare una parola cara alla nostra premier, proprio perché consapevole delle proprie tradizioni e orgogliosa dei propri prodotti, non può avere paura della farina di insetti.

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