S empre più frequentemente mi ritrovo in convegni che parlano di insularità. E sono ormai consuete alcune affermazioni di principio che vengono ripetute da anni: le isole sono penalizzate, siamo al centro del Mediterraneo, la nostra specialità è misconosciuta, dobbiamo avere più risorse.

In effetti, la questione insulare è una vera e propria Cenerentola italiana, atteso che, ormai da decenni, ha generato, al più, affermazioni di principio, con poche o nessuna applicazione concreta.

U n dato, questo, particolarmente nefasto per il nostro Paese che, come è noto, dispone di 8000 km di coste e ben 800 isole.

Enorme appare, in particolare, lo iato tra il quadro normativo ed i processi economici che esso dovrebbe disciplinare. Qualche esempio: solo nel 2021, dopo quasi vent'anni di inerzia, il Parlamento ha autorizzato l’istituzione (con decreto del presidente della repubblica, previa deliberazione del governo) della zona economica esclusiva (ZEE) la quale, come è noto, si estende sino a 200 miglia dalla costa. Lo ha fatto dando attuazione ad una convenzione del 1982 (UNCLOS) che parla di risorse marine che si trovano nel mare, nei fondali e nel sottosuolo. Ma non parla di aspetti fiscali. E siccome il fisco, nel nostro ordinamento, si ancora al concetto di territorialità, non è ben chiaro se nel territorio italiano rientri la ZEE. Cioè non si sa, ad esempio, quale regime Iva si applichi alle operazioni che hanno luogo nella ZEE. Visto che neanche la Corte di giustizia europea (C-111/05), che pure si è espressa sul tema, ha chiarito questo punto.

Lo stesso dicasi per i cosiddetti gassificatori che, essendo collocati a bordo di navi, potrebbero sostare fuori delle nostre acque territoriali. E, seppur ancorati al fondo del mare, potrebbero non costituire una stabile organizzazione rilevante ai fini tributari. Anche il tema della tassazione delle piattaforme petrolifere non sembra tenere conto della ZEE. Infatti, il decreto fiscale 124/2019 ha introdotto l'IMPi, cioè l'imposta immobiliare sulle piattaforme marine. E si tratta di un gettito che, almeno in parte, va a beneficiare i comuni limitanei. Ma siccome questa legge precede quella istitutiva della ZEE, essa limita i suoi effetti alle sole acque nazionali, cioè sino a 12 miglia dalla costa. E se la piattaforma si trova oltre?

Oggi, lo sappiamo, il principio di insularità è stato (re)inserito in Costituzione (articolo 119). Ma di risorse non se ne vedono. Come potremmo dunque rileggere (o integrare) la legge sulle ZEE in modo da allocare alcuni benefici alle isole?

Insomma, abbiamo una sconfinata quantità di risorse naturali, il cui sfruttamento (spesso sconsiderato) è già ampiamente in atto. Senza che però le popolazioni insulari ne traggano alcun giovamento.

Perché? In qualche caso vi sono interessi che si contrappongono; in altri, mera inavvedutezza di chi amministra. Purtroppo, lo sappiamo, la tecnica richiede impegno e studio: ciò che più manca nella politica italiana.

© Riproduzione riservata