S i chiama black out. Può durare pochi minuti, magari un po’ di più o anche novanta minuti, nel nostro caso. Se il guasto, poi, è di quelli da task force dell’elettricità, non bastano due settimane per rimettere a posto le cose. Perché per il Cagliari poteva sembrare frutto di clamorose coincidenze astrali la batosta col Bari, squadra che ne ha dato sei al Brescia e ha messo tutti d’accordo, ma se dopo quindici giorni non hai trovato la soluzione al famoso black out, il padrone di casa si trova costretto a rivolgersi a un altro fornitore.

Funziona così, nel pianeta del pallone, dove ci sono perfino società che hanno duecentocinquanta milioni di euro di debiti con banche e fornitori e continuano a comprare professionisti a 8 milioni l’anno di costo aziendale, ma questa è un’altra storia. A Cagliari, succede che la squadra non applichi sul campo quanto studiato durante la settimana, questo spiega lo show di Liverani a bordo campo, voce alta e gestualità annesse. E allora il problema – per richiamare il concetto espresso dal nostro Nisio Mascia a botta calda – si chiama crisi tecnica, dalle conseguenze “tutte da verificare”.

Il Cagliari lavora dai primi di luglio con un organico che nel corso delle settimane si è completato. Abbiamo esaltato il lavoro dell’allenatore in avvio di stagione, quando Assemini sembrava un albergo e i musi lunghi abbondavano. Ha saputo gestire in silenzio, col lavoro sodo, il tremendo post retrocessione. Ha messo in campo una squadra che ha divertito e vinto. Oggi siamo davanti ai fischi della Domus, al suo viso sconcertato dopo i due gol in due minuti del modesto Venezia, a quindici giorni da incubo, prima di una sfida (venerdì a Genova) che ti mette davanti una delle nobili del torneo, per fortuna la partita migliore in questo momento. Il Cagliari sbanda in alcuni settori, pur avendo un organico di alto livello (per la B). Ma c on trentuno partite da giocare, e 93 punti in palio, possiamo affermare che una rivoluzione tecnica appare quantomeno affrettata. Risolvete i black out, che torni la luce. Al più presto.

© Riproduzione riservata