S apete come si dice, quando una donna taglia i capelli, taglia anche un pezzetto della sua vita – le illusioni, gli abbagli, le insicurezze. Ma nessun cambiamento per Chiara Ferragni che, martedì all’Ariston, prima delle due sere di conduzione, si è presentata con un caschetto lungo e mosso. Nessun cambiamento, nessuna inversione di direzione. Perché c’è una strada, ed è una strada ben tracciata, che la ragazza sta percorrendo.

«C’è bisogno di una rivoluzione», dice, e il Dior che le ha disegnato Maria Grazia Chiuri è un trompe l’oeil del 2018.

D all’archivio della casa, un abito in tulle color carne che, con un ricamo, riproduce l’effetto del corpo; il seno, i fianchi, il ventre. Il corpo liberato da quella vergogna che gli uomini hanno sempre imposto alle donne, Eva prima di tutte: Eva che era nuda, lì, nel giardino: Eva che non provava vergogna.«C’è bisogno di una rivoluzione», dice, e il Dior che le ha disegnato Maria Grazia Chiuri è l’abito della vergogna. Quante volte abbiamo paura noi donne? Paura di non essere belle e paura di non essere brave. Paura di dire di no. Paura di dire di sì. Paura di essere giudicate, derise, disprezzate. Paura di essere lasciate, e allora abbiamo paura di non farcela, stanche, sole svuotate. Dite la verità, anche voi che ora state leggendo, voi avete già svegliato i bambini, preparato la colazione, lavato la cucina, rifatto i letti, lasciato il pranzo pronto che poi lo riscaldate. Paura di un uomo violento, dei suoi schiaffi, delle sue insinuazioni, dei suoi dubbi. Paura di un capo ingordo, di un’azienda prevaricatrice, di un nero senza futuro.

«C’è bisogno di una rivoluzione», dice Chiara Ferragni, ma la rivoluzione è già qui, sulla strada ben tracciata che la ragazza sta percorrendo, una rivoluzione dove la parola social – e penso a Instagram e ai suoi profili seguiti da 29 milioni di persone in tutto il mondo – diventa sociale. Oltre le borse, oltre le scarpe, oltre i gioielli. Oltre i giocattoli dei figli bellissimi e le canzoni del marito rapper.

Dare una voce a chi non ce l’ha può essere una favolosa operazione di mercato. Ma «tutte», tutte noi, «abbiamo la scritta fragile sulla nostra pelle». A dire stai zitta, tu, che sei bionda e ricchissima, faremo la forza di chi vuole farci provare vergogna. Vergogna di non essere abbastanza. Abbastanza intelligenti, abbastanza simpatiche, abbastanza eleganti. Abbastanza brave in cucina. Abbastanza brave a letto. Abbastanza brave in ufficio. «Chiara Ferragni non è stata abbastanza brava sul palco», commentava l’uomo del bar macchiando un caffè, ieri mattina.

E allora voi pensatevi libere. «Pensiamoci libere». Senza vergogna, con il coraggio di chi ci prova, a viverle, «queste montagne russe». E sappiate che non serve tagliare i capelli per tagliare anche un pezzetto della nostra vita – le illusioni, gli abbagli, le insicurezze. Ma il caschetto lungo e mosso di Chiara Ferragni è già una moda.

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