C ontinua la battaglia contro gli extraprofitti sui consumi energetici. E arrivano le prime bocciature della Magistratura. Nelle scorse ore, un’ordinanza del Consiglio di Stato ha infatti espresso perplessità sulla nuova imposta, che si applica all’imponibile Iva di imprese che svolgono più attività (non solo quelle energetiche). Altre perplessità sono state sollevate dal Tar Lombardia sulle compensazioni a doppia via sul prezzo delle rinnovabili. Altri ancora contestano che un’imposta nuova si applichi su profitti già realizzati.

I n pratica, a danno di chi ha guadagnato senza neppure conoscerne l’esistenza. Insomma, il diversivo ha funzionato. Tutti biasimano la magistratura e la politica alza le mani.

Perché invece nessuno parla degli extraprofitti realizzati dallo Stato con le imposte indirette sui consumi? Perché nessuno dice che proprio lo Stato, con una pressione fiscale davvero insostenibile, ha contribuito a far lievitare i costi di idrocarburi ed energia alimentando così la spirale inflazionistica? Occorrerebbe quantomeno fare un'operazione verità e dichiarare tutto l’extragettito che lo Stato ha percepito dai rincari energetici. Capiremmo allora che l’occasione era troppo ghiotta: fare una patrimoniale, su famiglie e imprese (per di più sganciata dai patrimoni), senza che nessuno se ne accorgesse, anzi, additando gli speculatori energetici. E ora aumentare di nuovo le accise come se niente fosse.

Molto utile quindi la filastrocca del gas russo, della sciagurata guerra in Ucraina per battere cassa senza contestazioni, fingendo che il problema sia nuovo e ci abbia preso alla sprovvista. Invece il problema è vecchio come il tempo ma gli italiani, si sa, hanno la memoria corta.

Qualcuno ricorda che nel 2008 l'allora ministro Tremonti aveva istituito la cosiddetta Robin tax ? L'imposta voleva infatti prendere ai ricchi per dare ai poveri. E quell’imposta, che nel triennio 2010-2013, arrivata a pesare sui ricavi delle imprese energetiche, fino al 10,5%, nel 2015 venne dichiarata incostituzionale, poiché (anche allora) era stata mal concepita.

Ma la politica non fece nulla per migliorarla e preferì abbandonare il campo, lasciandolo al mercato dei produttori energetici i quali, da sempre, sono pochi e molto influenti. Un mercato da sempre oligopolistico, perciò stesso orientato alla speculazione. Perché dunque sorprendersi oggi se questo mercato ha approfittato del conflitto ucraino per realizzare extraprofitti? E cosa pensiamo che accadrà nuovamente in futuro? Chiederemo un altro contributo “straordinario”?

La verità è che il problema non si è voluto affrontare e quando la Consulta si pronunciò, nel 2015, in molti stapparono lo champagne. Ora si fa finta che la colpa sia tutta dei giudici, che giustamente tutelano il contribuente, mentre la politica si autoassolve. La filastrocca dunque ha funzionato, non c’è che dire, ma non è a lieto fine. I danni sono incalcolabili e chi produce, al solito, ha avuto la peggio.

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