T reni a idrogeno nel Nord Sardegna, convogli elettrici nel Sud, da Oristano a Cagliari. Ottime notizie. Finalmente le ferrovie sarde perderanno quell’aspetto romantico da fine Regno d’Italia nell’Isola raccontata da David Herbert Lawrence agli inizi del Novecento, pur venendo rilanciato l’impegno di assicurare nuova vita al Trenino verde con la nascita di una Fondazione che ne segua le sorti.

E fin qui tutto bene. Peccato però che tutto ciò avrà pochi effetti reali sulla mobilità interna dei sardi. Almeno in alcune zone.

B enissimo arrivare da Oristano a Cagliari in meno di un’ora grazie a una linea a doppio binario da San Gavino al capoluogo e una ferrovia elettrificata che permetterà ai nuovi mezzi di raggiungere la velocità di 160 chilometri orari, come annuncia la Regione. I 56 milioni di euro dell’appalto serviranno dunque per abbattere i tempi di percorrenza anche per chi deve arrivare a Sassari oppure Olbia, ma il risparmio in termini di tempo sarà esiguo, perché la variante di Bauladu e poi quella di Bonorva, mentre si viaggia verso Nord, continuano a rallentare i treni. La dimostrazione sta nelle cronache dei giorni scorsi con due studentesse di Olbia che hanno raccontato la loro Odissea per raggiungere Cagliari, per giunta costrette a viaggiare in piedi nel tratto finale da San Gavino al capoluogo sardo. Perché? Perché quel pezzo di ferrovia è l’unico in Sardegna realmente concorrenziale con l’auto (soprattutto adesso che i cantieri sulla Carlo Felice rallentano il transito verso il Sud dell’Isola). Così come è già piuttosto comodo arrivare da Cagliari a Oristano: oggi basta un’ora di viaggio sulla strada ferrata e l’auto può restare in garage.

I problemi vengono appunto dopo. Per Sassari oppure Olbia ci vogliono almeno tre ore e mezzo se si è fortunati e non si cambia a Chilivani. E per arrivare a Nuoro, dove il trenino dell’Arst è più da incubo che da trasporto, ci vuole una buona dose di pazienza, o forse è meglio dire disperazione. Quindi benissimo elettrificare la linea da Oristano a Cagliari, ma il resto? Il ministro Giovannini a ottobre scorso annunciò l’arrivo di fondi del Pnnr per 458 milioni di euro da destinare alle ferrovie sarde, oltre a una dozzina di milioni per l’acquisto di treni. Posto che, per ogni variante da modificare e recuperare così cinque minuti sul tempo di percorrenza, servono centinaia di milioni di euro, non è sbagliato pensare di ammodernare l’intera rete ferroviaria sarda per fare in modo che non solo il viaggio da Oristano a Cagliari sia degno di questo nome. Servono però un bel po’ di soldi. D’altronde, come riportato dal Quotidiano di Sicilia, Matteo Salvini, durante l’inaugurazione del raddoppio ferroviario tra Giampilieri e Fiumefreddo, ha annunciato: “Stiamo spendendo 11 miliardi sulle ferrovie siciliane e altrettanti da Salerno a Reggio Calabria”. Una pioggia di denari. E alla Sardegna, invece, briciole. Per cui ben venga il miglioramento della Cagliari-Oristano, ma poi c’è da pensare a Iglesias, Olbia, Sassari e, perché no, anche Nuoro.

E poi c’è il Trenino verde, ossia l’insieme delle linee turistiche che ripercorrono le antiche tratte e fanno vivere ai vacanzieri un’esperienza d’altri tempi. I sindaci da tempo chiedono attenzione per la Mandas-Arbatax, la Isili-Sorgono, la Macomer-Bosa e la Sassari-Tempio-Palau. Sono una vera attrazione per stranieri e “continentali”. E l’idea della Fondazione (con i sindaci protagonisti) può essere, come dice la Regione, “uno strumento essenziale per segnare un tempo nuovo nelle ferrovie turistiche sarde e restituire la promozione, le scelte e la ges tione delle iniziative del treno storico della Sardegna”. Un tratto della Mandas-Arbatax, quello dell’ormai famoso ponte di Niala, è bloccato perché oggi è difficile se non impossibile ripristinare una vecchia infrastruttura di oltre un secolo fa. Le condizioni e soprattutto le regole sulla sicurezza sono cambiate. Quindi non si riesce a venire a capo della situazione. Insomma, il rischio è che la Regione ceda una bella responsabilità ai Comuni.

Immaginiamo cosa accadrà se la gestione della tratta, non la promozione, ma la parte che riguarda la manutenzione, dovesse andare in capo ai Comuni, che non hanno personale neanche per piangere e dove il sindaco spesso è costretto a fare anche l’autista dello scuolabus o l’impiegato dell’anagrafe. I sindaci sono pronti a fare anche il capo stazione?

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