C ’è un video terribile che circola da giorni: è quello di un bambino spaventato in uno degli ospedali di Gaza. In basso scorre una scritta: “L’umanità ha perso”. Il bambino cerca di rispondere ad alcune domande poi, in lacrime, si stringe tra le braccia del medico che lo consola. È la strage degli innocenti. È un bambino palestinese, non ne sa nulla di Hamas e non ne vuole sapere nulla di guerra e di sangue. È una creatura che non ha scelto di nascere a Gaza ma che, al pari dei nostri bambini dell’Occidente, vorrebbe solo l’affetto dei propri genitori e campi per giocare a pallone.

I nvece, se sopravviverà, si porterà dietro il dramma dell’ingiusta violenza subita. “La sofferenza di un bambino innocente è presente in ogni guerra di ogni epoca storica e interroga la coscienza di tutti. Ci ricorda che anche noi siamo stati bambini, spesso indifesi”, ha scritto Don Francesco Mariani nell’ultimo numero de L’Ortobene. Interroga soprattutto la coscienza di chi ha la fortuna di vivere in una società democratica, con regole e garanzie solide.

Sono le cosiddette “Democrazie” che fondano il loro agire nel diritto e che si rafforzano soprattutto nei momenti estremi, senza mai rinunciare ai principi e ai canoni fondamentali stabiliti nelle convenzioni e accordi internazionali, in una parola nel diritto internazionale. L’Italia degli anni ’70 e ’80 sconfisse il terrorismo con la forza del diritto, non prese mai scorciatoie. Catturò i terroristi e li sottopose a regolare processo. I brigatisti rossi disconoscevano quel rito e non volevano che venissero nominati gli avvocati d’ufficio. Che lo Stato invece, nonostante le minacce, nominò. Così i processi si svolsero regolarmente fino all’emissione delle sentenze.

Il diritto e l’attività di intelligence in luogo dei razzi e delle bombe indiscriminate sui civili, questa è la grande differenza tra democrazia e terrorismo. Anche quando coinvolto in una guerra, lo Stato democratico mai e poi mai deve derogare alle convenzioni internazionali. “Israele tuteli i civili” ha detto qualche giorno fa il capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Cavo Dragone. Soprattutto, si tuteli la parte più debole e indifesa della popolazione di Gaza. Bambini e anziani percorrono i sentieri della vita con una prospettiva di tenerezza e non hanno tempo per tramare con i terroristi. È un errore imperdonabile confondere i palestinesi con Hamas, che, beninteso, è un’organizzazione terroristica che va combattuta finché non si convertirà alle regole democratiche e accetterà di sedersi al tavolo della pace per dare futuro e speranza a entrambi i popoli della martoriata Terra Santa.

Quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza è in contrasto con le convenzioni internazionali. Vengono attaccati e distrutti ospedali e luoghi di culto, per poi dire che si è trattato di un errore. Vengono ridotte alla fame migliaia di persone. No, non può essere accettato. Al terrore e al disprezzo che proviene dai terroristi bisogna rispondere con la forza della giustizia e della legge, non con la barbarie delle bombe contro gli innocenti. Cancellare definitivamente il senso di umanità dalla terra di Abramo e di Gesù significa calpestare le Sacre Scritture, con il rischio di radicalizzare larghe fasce della popolazione mondiale che osservano i tristi eventi come un attacco generalizzato a un popolo piuttosto che ad Hamas.

La linea del Governo italiano è da sostenere. Il ministro degli esteri continua a ripetere la necessità di evitare la propagazione del conflitto insieme all’urgenza di garantire corridoi umanitari a tutti i civili di Gaza. È la strada giusta per rimettersi in sintonia con la gran part e degli stati arabi moderati e con la società civile di Israele, desiderosa di pace e non di una militarizzazione permanente. Perché -con le parole di Amoz Oz – “l’ebraismo è dialogo, non muro. È con le parole che si raggiunge il compromesso e si combatte il fanatismo”.

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