L e elezioni sono in archivio, cambia il Parlamento, cambierà il Governo. Ma il Paese è rimasto lo stesso, immobile, da anni in attesa che qualcuno cambi anche lui. E ricorda tanto quella vettura, con targa francese, parcheggiata sulle strisce blu in viale Parioli, che quest’estate Giletti e Gramellini denunciarono essere lì, ferma, dal 2018. Su di essa si sono affastellate decine di contravvenzioni, tanto da non entrare più sotto i tergicristalli. Ma l’auto è rimasta nello stesso posto per oltre 4 anni.

Q ualcuno, con sorpresa, si è chiesto: possibile che in quattro anni non sia mai arrivato un carro attrezzi a rimuovere quell’auto che tutti intuivano essere abbandonata? Che fine avrebbe fatto (e in quanto tempo) un’auto con targa italiana lasciata su strisce blu nel centro di Berlino, di Londra o Parigi?

Tutte domande legittime che però stupiscono per lo stupore visto che nella stessa condizione di quell’auto riposa buona parte dell’Italia subissata, com’è, da una selva di norme in buona parte incomprensibili e inattuabili, imprigionata nei meccanismi burocratici e nello status irriformabile dei dipendenti pubblici, imbrigliata nelle logiche corporative di gruppi, professioni, potentati vari, seduta e assopita (qualsiasi evento avverso, appena accentuato, diventa una calamità). Ma soprattutto connotata da un pervicace individualismo che antepone gli interessi individuali e dei clan a quelli collettivi e insegna a pensare che il politico migliore sia quello che resta in sella il più a lungo possibile; su quale cavallo e verso quale meta, in fondo, non importa.

Tutto questo mentre – lo abbiamo visto – gli schieramenti politici, invariabilmente assemblati poco prima del voto, recitano le solite nenie scaldacuori. Intanto, quell’auto (e l’intero Paese) è sempre lì, immobile, invisibile, pur comportando problemi proverbialmente cari sia alla destra che alla sinistra, che però né gli uni né gli altri provano ad affrontare. Quell’auto infatti, al contempo, minaccia l’ordine pubblico (È rubata? Contiene refurtiva? Una bomba?) ma è anche un rifiuto che deturpa l’ambiente. Implica la violazione di doveri (anzitutto le norme applicabili) ma anche di diritti (dove parcheggia la vicina anziana se quello spazio è occupato?). Danneggia, al contempo, il ricco e il povero (ambedue non sanno dove parcheggiare) e lede l’interesse pubblico (quantomeno quello comunale) e privato (gli abitanti della zona). Pone questioni nazionali e pure europee (avendo targa francese). Insomma, genera problemi che ci hanno abituato a pensare di destra o di sinistra ma che in realtà non hanno colore politico o li hanno tutti assieme. Già perché una società tecnologica, globalizzata e interconnessa pone problemi nuovi (che i partiti non hanno ancora decifrato) e problemi tecnici che chiedono soluzioni rapide, non slogan elettorali.

Adesso le elezioni sono finite e con esse la retorica delle promesse, dei sussidi facili, dei grandi cambiamenti. Ne arriveranno presto altre: comunali, regionali, europee. Torniamo a parlare di grandi riforme (Presidenzialismo?), nuove infrastrutture: il ponte sullo stretto, le centrali nucleari, i gassificatori. Cerchiamo anche di completare i progetti (nuovi e obsoleti) del Pnrr. Nel frattempo, qualcuno si degna di rimuovere quell’auto?

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