D a un’emergenza all’altra. In un’isola dall’economia sempre più sgangherata, il sistema dei trasporti dovrebbe rappresentare una certezza a cui aggrapparsi. Invece la continuità territoriale, cioè quel ponte aereo ideato per unire – o almeno avvicinare – le due sponde del Tirreno, scricchiola come non mai. La corsa contro il tempo dello scorso autunno è un ricordo ancora fresco: i bandi d’urgenza, i ricorsi al Tar, l’assegnazione delle rotte all’ultimo secondo utile. Ora ci risiamo. Il contratto con Volotea è in scadenza, proprio mentre la stagione turistica si sta materializzando all’orizzonte.

C ’è il rischio che le tratte vengano affidate non prima di maggio, con tutte le conseguenze immaginabili. Gli albergatori sono già in fibrillazione. Non bastava la guerra a complicare le cose: gli addetti ai lavori segnalano un preoccupante rallentamento delle prenotazioni. Sul fronte dei collegamenti marittimi non va molto meglio. La linea Cagliari-Civitavecchia da oggi si ferma, in attesa che il ministero faccia chiarezza su un servizio pubblico fondamentale per il sud dell’Isola.

E pensare che questo dovrebbe essere l’anno della vera ripresa. La diffusione dei vaccini e il progressivo allentamento delle restrizioni spingeranno l’industria delle vacanze fino ai livelli del 2019, qualcuno dice addirittura oltre, nonostante le incognite legate al conflitto in Ucraina. In uno scenario apparentemente favorevole, l’Isola ha il dovere di farsi trovare pronta. Importare persone – cioè i turisti e la loro capacità di spesa – è l’unico modo per riequilibrare i ritardi di un’Isola che produce poco ed esporta ancor meno. Siccome non abbiamo autostrade e treni ad alta velocità, per raggiungere l’obiettivo ci restano solo gli aerei e i traghetti. Ma perché il sistema funzioni, serve stabilità. Invece per lungo tempo la Sardegna ha rincorso proroghe annuali o semestrali dei bandi della continuità territoriale, si è legata a compagnie traballanti come Alitalia e Tirrenia, e si è sempre ritrovata senza certezze all’avvio della stagione estiva. La storia si sta ripetendo un’altra volta.

La Regione, ora, intende affidare i collegamenti aerei con Roma e Milano solo per i mesi estivi. Il bando per un servizio più duraturo (almeno due anni) dovrebbe arrivare al traguardo in autunno. Dunque a settembre saremo daccapo.

Come uscire da questo labirinto? Alcuni esperti suggeriscono di cambiare radicalmente i meccanismi della continuità, ispirandosi alle Baleari. Dove su tutti i voli nazionali i residenti hanno diritto a uno sconto del 75% sul costo del biglietto. Non c’è nessun monopolio e nessun contratto pubblico, quindi non ci sono né scadenze né proroghe da acciuffare: le low cost si fanno concorrenza e le tariffe sono costantemente basse, anche per i turisti. Su questo sistema l’Ue non ha mai messo becco, a differenza di quello che succede dalle nostre parti.

Se l’idea non piace, si può guardare in Corsica: la “Collectivité territoriale” (l’equivalente della nostra Regione), oltre a controllare la compagnia aerea dell’isola è riuscita a strappare nelle trattative con la Commissione europea un aumento dei voli verso la Francia continentale. Qui da noi è successo l’esatto contrario: in certi casi le frequenze sono state tagliate del 40%. Per migliorare servono coraggio e spirito di iniziativa, ma a volte basta saper copiare bene.

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