S e chiedete a Mattarella dove è nato, quando è nato e qual è la storia dello Stato di cui lui è il trentanovesimo Capo rappresentante, non vi saprebbe rispondere, così come non vi saprebbero rispondere tutti i sessanta milioni di cittadini abitanti all’interno dei suoi confini, ubbidienti tutti alle sue leggi, ovverosia al suo ordinamento giuridico formato da istituzioni e norme giuridiche proprie. Sembra impossibile, ma è proprio così. Qualche tempo fa, in prima serata di Raitre, Paolo Mieli, grande divulgatore di storia, parlando del Regno d’Italia disse che il nostro attuale Stato è nato il 17 marzo 1861.

N iente di più sbagliato. Lo smentisce qualsiasi manuale di Diritto costituzionale, sia del periodo monarchico che del periodo repubblicano, i quali insegnano che «… l’attuale Stato italiano non è altro che l’antico Regno di Sardegna ampliato nei suoi confini». Ma anche i costituzionalisti più avveduti si fermano a questa ovvia asserzione, e non risalgono a quando è nato e dove è nato il Regno di Sardegna, e qual è la sua storia.

Eppure, basta risalire nel tempo seguendo l’attributo indicativo della sua personalità giuridica, e si giunge alla mattina del 19 giugno 1324 quando a Cagliari-Bonaria fu firmato il trattato di pace fra la Repubblica comunale di Pisa in guerra con la Corona d’Aragona, e i territori coloniali di Cagliari e Gallura furono eretti a Stato sovrano con tanto di massimi poteri interni: esecutivo, legislativo e giudiziario, aggregandolo in unione reale agli altri Stati in Corona.

Poi, come si sa, il Regno di Sardegna vittorioso sul Regno di Arborea conquistò tutta l’isola. Nel 1720, sganciato dalla Corona di Spagna, si unì in federazione col Principato di Piemonte, il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza trasformati in Stato unitario (o semplice) con la Perfetta Fusione del 1847. Infine, con le guerre di annessione di tutti i sei Stati preunitari della Penisola, iniziate nel 1848, il Regno di Sardegna ha ampliato i suoi confini e la sua ecumene, ma non ha cambiato assolutamente la sua personalità giuridica che è rimasta, fino ad ora, quella sarda, malgrado il 17 marzo 1861 gli sia stato cambiato il nome da Regno di Sardegna in Regno d’Italia pur senza alcuna delibera parlamentare o alcuna modifica dello Statuto del Regno.

Per cui siamo ancora noi sardi, per quanto “poveri, brutti e cattivi”, la matrice dello Stato; e dovrebbero essere i connazionali della Penisola a dover studiare la nostra storia politica, culturale e sociale, e non viceversa come c’impongono a scuola.

Storico

© Riproduzione riservata