N ei limiti di lunghezza imposti giustamente per scrivere un editoriale, sintetizzo la mia “Dottrina della Statualità” basata sull’assioma che tutto il mondo è diviso in Stati (attualmente sono 208), e che ogni Stato ha la sua Storia politica, militare, artistica, culturale, sociale. Tutti tranne lo Stato oggi detto italiano (ma giuridicamente sardo, nato a Cagliari-Bonaria nel 1324 e tuttora vigente col nome di Repubblica Italiana) che ha per Storia le vicende antecedenti della Penisola – cioè di una parte dello Stato – fatta passare per unitaria quando invece fino al 1861 lo Stivale era diviso in sei Stati, ciascuno con propria Storia politica, militare, artistica, culturale.

Però, prima di immetterci nella “Dottrina della Statualità” si deve sapere cos’è uno Stato (formato da un popolo, stanziato stabilmente in un territorio e tutto legato da uno stesso vincolo giuridico): quando esso nasce, come nasce (o muore), quali sono i suoi attributi di personalità, come vive (se da solo o in federazione o in confederazione o in unione reale, ecc.), se è sovrano o non sovrano e declinato in protettorato.

Per cui, chi in Sardegna parla di indipendentismo (che vuol dire separazione dal resto dello Stato per formare uno Stato isolano sovrano), dovrebbe conoscere, al minimo, questi elementi istituzionali.

Faccio presente che in Italia si fa confusione fra il concetto-base di Stato e la sua organizzazione interna, cioè com’è costituito internamente, com’è governato, com’è rappresentato.

E questa confusione, tanto per fare un esempio, è testimoniata dal fatto che nei giornali si parla del rapporto Stato-Regione, come se una Regione fosse fuori dello Stato (si dovrebbe dire: rapporto fra Regione e Governo centrale). Inoltre, l’altra enorme confusione è quella di identificare lo Stato con la Nazione.

Mi direte: a che serve tutto ciò? Rispondo, serve a cambiare la prospettiva storica e politica corrente in favore della Sardegna e di noi Sardi. Infatti, se immettiamo la storia politica, culturale, sociale, ecc. dentro il contenitore statuale che comprende tutti noi, continentali e isolani, invece che nel contenitore geografico peninsulare come c’impongono a scuola, si vedrà che lo Stato italiano, oggi chiamato Repubblica Italiana, nasce a Cagliari-Bonaria il martedì 19 giugno 1324, che le sue prime vicende umane sono la battaglia di Lutocisterna, le lotte col Regno di Arborèa, la battaglia di Sanluri, la ribellione di Leonardo de Alagón, il delitto Camarassa, lo sganciamento dalla Corona di Spagna, la federazione e la perfetta fusione con gli Stati dei Savoia, le conquiste degli Stati preunitari, il cambio del nome allo Stato, l’Italia-Stato fino alla Prima guerra mondiale, Mussolini e il Fascismo, la Seconda guerra mondiale, l’Italia-Stato repubblicana fino ad oggi.

Certamente, se questa fosse la Storia statuale insegnata in tutte le scuole di ogni ordine e grado (e non quella della Penisola dagli Etruschi ai Piemontesi) si potrebbe tornare all’indietro nel tempo, prima del 1324 ma sempre riferendoci alla Storia sarda come prodromo della Statualità.

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